ROBERTO CANALI
Cronaca

Il Tar salva (per ora) il nido Magnolia di Como. “La chiusura deve passare dal Consiglio comunale”

Il tribunale ha dato ragione ai genitori nel ricorso. Ma il sindaco in aula ha una maggioranza bulgara. Le famiglie: “Ci auguriamo che la sentenza sia assunta dal Comune con responsabilità”

Una passata protesta dei genitori

Una passata protesta dei genitori

Como – Salvato già una volta dal Consiglio di Stato, che ha permesso la sua apertura lo scorso settembre, il nido Magnolia di via Passeri ha superato il vaglio anche del Tar della Lombardia che ha dato ragione ai genitori nel ricorso presentato contro la decisione del Comune. I giudici amministrativi hanno annullato il provvedimento di chiusura stabilendo che la decisione di sopprimere il nido non rientra nelle competenze della Giunta comunale, la materia, infatti, riguarda l’organizzazione dei servizi pubblici locali e quindi spetta al Consiglio comunale.

Una sentenza destinata a pesare sul “piano di razionalizzazione” scolastica presentato dal sindaco Alessandro Rapinese che prevede, da qui ai prossimi due anni, la chiusura di almeno sei tra scuole e asili. Se non una battuta di arresto, come auspicano genitori e minoranze, di sicuro sarà necessario un cambio di metodo e un confronto che dovrà per forza avvenire in Consiglio comunale dove Rapinese, è bene ricordarlo, può comunque contare su una maggioranza bulgara.

“Il Tar di Milano ha annullato la chiusura dell’asilo Magnolia, questa è la prova evidente di un’altra sconfitta del sindaco nel tentativo di imporre una politica calata dall’alto - sottolineano i genitori del comitato “Como a misura di famiglia" che ha salvato l’asilo presentando e pagando il ricorso - Oggi vince la città che crede nel proprio futuro e vuole partecipare a costruirlo. Le decisioni unilaterali, prese senza alcun confronto con genitori e insegnanti, hanno mostrato tutta la loro debolezza. Con un’arroganza istituzionale inaccettabile il sindaco ha sprecato risorse pubbliche in inutili battaglie legali, invece di investirle nei servizi essenziali per i cittadini, magari proprio nelle scuole che lui stesso dichiara aver bisogno di interventi”.

Il comitato nei mesi scorsi ha raccolto anche 3.300 firme contro il progetto di chiudere i nidi e spostare i bambini. Ha dovuto sostenere economicamente spese ingenti per difendere i propri diritti per via giudiziale. “Tutto ciò è grave anche perché ha polarizzato il dibattito su posizioni intransigenti, radicalizzando lo scontro invece di promuovere il dialogo e la partecipazione. Ci auguriamo che la sentenza sia assunta dal Comune con grande responsabilità”.