
Il carcere del Bassone di Como
Si sono riuniti in una trentina domenica pomeriggio, alle spalle del carcere Bassone, incappucciati e con megafoni con i quali hanno cercato di spingere i detenuti alla rivolta. Del gruppo faceva parte anche Roberto Adduci, 34 anni, comasco ex candidato sindaco alle amministrative del 2022 con la lista Assemblee Popolari, finito in manette e ieri mattina a processo per direttissimo, dopo aver aggredito la polizia.
L’intervento di Digos, intervenuta assieme alla Polizia Penitenziaria con pattuglie della Polizia di Frontiera, Squadra Volante e Carabinieri, risale alle 15.30, quando dalla manifestazione non autorizzata, hanno iniziato a salire incitazioni rivolte ai detenuti, con frasi del tipo: "Vi dovete ribellare, dovete dare fuoco, noi siamo con voi, viva la libertà", accendendo anche dei fumogeni e rischiando di innescare reazioni di protesta all’interno della casa circondariale.
All’arrivo delle pattuglie, il gruppo si è diviso, sparpagliandosi nei dintorni del carcere e raggiungendo alcune auto parcheggiate poco distante. Ma nel frattempo Adduci aveva cercato di bloccare la polizia, spintonando diversi agenti per consentire ai manifestanti di scappare, e mettendosi davanti a una pattuglia per impedirle di procedere. Ma anche mentre veniva portato in Questura l’ex candidato ha colpito gli agenti con calci e pugni.
Le pattuglie hanno comunque raggiunto e identificato altri cinque soggetti, quattro comaschi e una senese, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, denunciati resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata, due dei quali raggiunti da un foglio di via obbligatorio del Questore della durata di un anno. Le stesse accuse che hanno condotto Adduci davanti al giudice, arrestato su disposizione del magistrato di turno della Procura di Como, Valeria Zini. Difeso dall’avvocato Simone Bosisio, ha ottenuto dal giudice un rinvio e dopo la convalida dell’arresto è stato scarcerato con obbligo di firma.