GABRIELE MORONI
Cronaca

Massimo e Luciano Guerra, la famiglia: "Dottor morte all’ergastolo? Per noi non cambia. La vita è stravolta"

Luciano e Massimo Guerra furono uccisi dal medico di Saronno Parla Gabriella (figlia e sorella): così abbiamo perso tutto "Svendute le proprietà, ora l’Asst vuole indietro il risarcimento"

Luciano Guerra morì all’ospedale di Saronno il 20 ottobre del 2013 quattro mesi dopo il figlio Massimo

LOMAZZO (Como), 1 luglio 2023 – Ogni giorno osserva attorno a sé le rovine della sua famiglia. Gabriella è la sorella di Massimo e la figlia di Luciano Guerra. Massimo muore a 46 anni, sul divano della sua casa di Lomazzo, il 30 giugno di dieci anni fa. Secondo l’accusa e le sentenze è stato sfinito dai farmaci che, dopo averlo convinto di essere malato di diabete, gli sono stati somministrati dalla moglie, l’infermiera Laura Taroni, in accordo con il suo amante, il medico Leonardo Cazzaniga. Luciano, padre di Massimo, si spegne il 20 ottobre dello stesso anno, nel reparto di Medicina dell’ospedale saronnese. Laura Taroni sconta una condanna a trent’anni di reclusione per l’omicidio del marito e per quello della madre, mentre è stata assolta per la morte del suocero. Cazzaniga è gravato dall’ergastolo per l’omicidio dei due Guerra e per le morti di otto pazienti in corsia. Gabriella Guerra racconta la sua odissea con accanto il marito e il suo legale, l’avvocato Luisa Scarrone.

Signora Guerra, dieci anni dopo.

"La morte di mio fratello è stata un taglio netto. La fattoria di Lomazzo era il sogno di mio padre, che di notte faceva l’operaio e di notte lavorava nella nostra azienda, e di mio zio Nazareno. Mio fratello a 14 anni si era iscritto a una scuola agraria, tornava nei fine settimana e si metteva a lavoro. Tutti lavoravamo. Fatica, fatica. La fattoria era la nostra vita. Siamo arrivati a possedere 180 capi di bestiame. Massimo aveva capito che il futuro era diverso, era nella distribuzione self service del latte e nei mercatini agricoli per la vendita dei nostri prodotti".

Fino a quel 2013.

"Con la morte di mio fratello ci è crollato il mondo addosso. Io mi sono caricata di tutto, ho dovuto affrontare aspetti dell’allevamento che non conoscevo perché era soprattutto Massimo a gestirli. Abbiamo svenduto le bestie, per forza. L’alternativa era vederle morire. Mio padre è mancato il 20 ottobre, domenica. Il giorno dopo sono venuti a portare via gli ultimi capi. Ho trovato tantissime persone che mi hanno aiutato, ma anche chi ha approfittato della situazione. Avevamo tanto terreno in affitto. Non è stato possibile rinnovare i contratti. Questo ha svalutato il valore dell’azienda. Avevano due distributori di latte e vendevamo ai mercatini. Siamo stati costretti a lasciare. Io ho fatto diversi lavori. Mi occupavo di arredamento, me ne occupo ancora. Ho lavorato per un anno in una scuola come bidella. Do una mano ai mercatini della Coldiretti".

Ha avuto giustizia?

"Sarebbe stato possibile fermare Cazzaniga molto prima e non è stato fatto. La giustizia ha fatto il suo corso. Non provo gioia. Le sentenze non hanno cambiato niente in una quotidianità come la nostra dove era cambiato tutto".

Laura Taroni, sua cognata, è in carcere da quasi sette anni. Da lei vi è arrivato qualcosa?

"Assolutamente niente. Nelle sue parole in aula non ho letto il minimo pentimento. Non capisco come faccia a non rendersi conto di ciò che ha causato".

Ci sono i suoi due nipoti, i figli di Massimo e della Taroni, affidati a una comunità.

"Il pensiero mio e di mia madre è sempre per loro. Teniamo sopra ogni altra cosa al loro equilibrio e alla loro serenità. Per loro mia madre, mio marito e io ci saremo sempre".

La Corte d’Assise d’appello di Milano ha revocato la responsabilità civile dell’Asst Valle Olona per la morte di Luciano Guerra, il padre di Gabriella. "Se saremo costretti - interviene l’avvocato Scarrone - a restituire il risarcimento, lo chiederemo in sede civile, che adiremo in ogni caso per ottenere il risarcimento del danno patrimoniale. Trattandosi di un ente pubblico, che dovrebbe avere a cuore la salute dei cittadini ma anche la prevenzione e il controllo a tutela dei pazienti, mi sarei aspettata maggiore attenzione e rispetto per i parenti delle vittime. Nonostante la condanna di Cazzaniga e Taroni, un medico e una infermiera dell’ospedale di Saronno, e nonostante il coinvolgimento di altri medici, tutti dipendenti dell’ospedale, l’Asst non ha trovato di meglio che trincerarsi dietro una eccezione procedurale".