Eccezionale scoperta all’Insubria: trovata super spugna che assorbe il mercurio e depura le acque

Como, il nuovo polimero emette luce blu per fluorescenza in misura proporzionale alla quantità di mercurio assorbito. Mentre purifica le acque agisce dunque da sensore degli agenti inquinanti drenati

Il team dell'Insubria che ha scoperto il nuovo polimero

Il team dell'Insubria che ha scoperto il nuovo polimero

Como, 1 giugno 2023 - Anche se è microscopica a discapito delle misure è in grado di depurare le acque dal mercurio, uno degli inquinanti più pericolosi una volta finiti in acqua. È stato elaborato dai ricercatori del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria di Como e Varese un “polimero di coordinazione poroso” studiato per la cattura selettiva dei sali di mercurio, in modo da separare gli agenti inquinanti e neurotossici preservando le preziose proprietà organolettiche delle acque. Altra caratteristica del nuovo polimero è la capacità di emettere luce blu per fluorescenza in misura proporzionale alla quantità di mercurio assorbito: mentre purifica le acque agisce dunque anche da sensore degli agenti inquinanti drenati.

I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista dell’American Chemical Society. La ricerca è stata condotta da un team di chimici e di fisici coordinati dalla professoressa Simona Galli, che si è occupata in particolare degli studi di cristallografia a raggi X da polveri volti alla determinazione su scala sub-nanometrica della struttura del sistema polimero-inquinante, mentre Luca Nardo, ricercatore di fisica applicata, ha elaborato il protocollo di sensing basato sulla luminescenza.

I professori Angelo Maspero e Andrea Penoni, artefici della sintesi del polimero, spiegano: "La preparazione di sofisticati sistemi ibridi in grado di comportarsi come trappole molecolari, mimando l’attitudine di sistemi naturali, come ad esempio le zeoliti, riveste una rilevante importanza per le notevoli applicazioni nelle dinamiche ambientali, oggi di drammatica attualità”.

“I nostri modelli strutturali ci hanno aiutato a identificare possibili meccanismi implicati nella cattura dei sali di mercurio”, conclude Massimo Mella che, avvalendosi di complesse tecniche di calcolo, ha consentito di pervenire ad un’interpretazione teoretica dei fenomeni osservati.