
Magni Amici mi hanno portato a vedere il “Museo della Brianza nel 900“ a Carugo e girovagando tra le sue...
Magni
Amici mi hanno portato a vedere il “Museo della Brianza nel 900“ a Carugo e girovagando tra le sue migliaia di cose esposte: del mondo contadino, dell’artigianato del legno e del tessile, sono rimasto abbagliato, affascinato, rapito. L’osservazione mi ha ricordato alcuni momenti della mia fanciullezza contadina e per avermi fatto conoscere tante cose del mondo del lavoro che proprio non conoscevo. Ho così capito quanto sia stata importante la storia del lavoro dei contadini, dei “legnamée“ dei tessitori. Mi ha fatto da guida il patron del museo, Gigi Tagliabue, il realizzatore di tanto patrimonio storico. Mi ha affascinato molto guardare gli oggetti dei “paisan“, dalla vanga, dalle falci, alla trebbiatrice.. Ma l’emozione più forte è giunta scorrendo lo sguardo su una fila “de cudee“ appesi con la loro bella “cut“ immersa. Mi è tornato in mente mio nonno Richen, saggio contadino il quale andava nei campi con la falce sulla spalla e “el cudee“ appeso alla cintola dei “culzon“. “Cudee“?. Era un corno di bue vuoto appeso con un gancio di fil di ferro alla cinghia. Conteneva la “cut“ e l’acqua. La “cut“, la comune còte, una pietra calcarea molto ricca di silicio che era usata per affilare la falce (la “ranza“), il falcetto e “ul scighezz“. Quando il contadino si accorgeva che l’attrezzo “l’aveva perdù ul tai“ estraeva la “cut“ e cominciava l’affilato con un gesto ritmico, quasi un balletto. L’acqua serviva per raffreddare l’attrezzo e la lama. Per “cudee“ però c’era un altro significato. In senso figurato indicava un tipo babbeo, tonto, beota, credulone, sempliciotto. Nel chiacchierare dei contadini al mercato, durante il riposo nel campo all’ombra del gelso, o in osteria, quando voleva spettegolare di qualcuno che non era proprio uno svelto, intelligente furbo, usavano dire: "Quel le quand el g’ha sett el bev l’acqua del cudee". Discende dal latino “contarium“, ovvero l’astuccio della cote. E “La cut“? Dal verbo “còte“, radice indoeuropea che significa “affilare“.
mail: emiliomagni@yahoo.it