GABRIELE MORONI
Cronaca

Omicidio Laura Ziliani, il processo d’appello: l’accusa chiede la conferma dell’ergastolo per le due figlie Paola e Silvia Zani e Mirto Milani

Brescia, si è aperta una nuova udienza. L’8 dicembre del 2023 era arrivata la condanna per il trio diabolico. Il giovane e la sua fidanzata ammessi alla giustizia riparativa

Laura Ziliani insieme alle figlie Paola e Silvia, e Mirto Milani

Laura Ziliani insieme alle figlie Paola e Silvia, e Mirto Milani

Brescia, 18 ottobre 2024 – Al via, questa mattina a Brescia, davanti alla Corte d'assise d'appello il processo al "trio criminale" ritenuto responsabile dell'omicidio di Laura Ziliani. L’ex vigilessa di Temù è stata uccisa l’8 maggio 2021, per mano delle due figlie Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, fidanzato della maggiore ma legato anche all’altra giovane, tutti rei confessi e tutti condannati all’ergastolo l’8 dicembre 2023.

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Al via l’udienza

Dopo la discussione sull'ammissione (accettata) alla giustizia riparativa per Mirto Milani e Silvia Zani, è iniziato il processo vero e proprio davanti alla Corte d'assise d'appello. Tutti e tre gli imputati e rei confessi sono in aula.

Il sostituito procuratore generale Domenico Chiaro ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado che ha disposto l'ergastolo per le sorelle (e figlie dell'ex vigilessa) Silvia e Paola Zani e per Mirto Milani per l'omicidio di Laura Ziliani: “Un delitto atroce e dalla premeditazione grande come una casa”. “La conferma della sentenza di primo grado è l'unica conclusione per rendere giustizia ad una donna uccisa, ricordata ingiustamente per aver tentato di uccidere le figlie - ha detto l'avvocato Chiaro, che in aula rappresenta l'accusa -. Le due ragazze hanno accusato falsamente la madre di volerle uccidere. Bisogna tenerne conto. E hanno premeditato l'omicidio procurandosi malta, tute da imbianchino scavando ben due buche per seppellire il cadavere. Silvia e Mirto hanno anche avuto il tempo di convincere Paola a partecipare al piano".

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Mirto Milani e Silvia Zani ammessi alla giustizia riparativa

Prima di dare avvio all’udienza, la difesa di Mirto Milani aveva chiesto che il suo assistito venisse ammesso al percorso di giustizia riparativa. “Chiedo scusa e voglio riparare”, aveva detto il giovane prima della discussione dei giudici in camera di consiglio per decidere sulla sua richiesta. Anche Silvia Zani, una delle figlie dell'ex vigilessa, aveva chiesto scusa e aveva fatto la stessa richiesta del giovaneLa Corte d'appello di Brescia ha dato parere favorevole. Il "percorso", che non incide sul processo, può essere avviato nonostante il parere contrario dei familiari di Laura Ziliani.

La giustizia riparativa è un programma il cui obiettivo è il raggiungimento di un esito riparativo, ovvero un accordo finalizzato alla riparazione dell’offesa, idoneo a rappresentare l’avvenuto riconoscimento reciproco – inteso come riconoscimento della vittima e responsabilizzazione del soggetto indicato come reo – nonché la possibilità di ricostruire la relazione tra i partecipanti. L’esito riparativo può essere sia simbolico (come ad esempio delle scuse formali) o materiale (come ad esempio un risarcimento del danno).

Il patrimonio di Laura Ziliani

La difesa della Zani ha poi fatto sapere che è stato nominato un procuratore speciale che ha quantificato il patrimonio lasciato da Laura Ziliani con la proposta che sia venduto per poter sostenere economicamente la terza sorella, Lucia - libera, completamente estranea ai fatti - affetta da un ritardo cognitivo.

L’omicidio 

Laura Ziliani era stata addormentata con un sedativo nella torta per le festa della mamma, e poi strangolata.  Un gesto lungamente meditato dai tre, che più volte avevano provato a entrare in azione. Infine, il corpo era stato nascosto lungo il fiume Oglio. 

Le confessioni

Mirto Milani era stato il primo dei tre a confessare. Era stato lui il primo a rompere il patto di assoluto silenzio con le figlie dell’ex vigilessa. Aveva parlato dell’omicidio con il compagno di cella, testimone al processo. In pochi giorni erano arrivate anche le confessioni di Silvia e Paola.

Il movente

Nelle deposizioni, il racconto di come il progetto omicida fosse maturato nel gruppo. Capaci di intendere e volere Silvia, Paola e Mirto, secondo la perizia psichiatrica, che metteva in evidenza il forte risentimento delle figlie nei confronti della madre. Ma sarebbe l’odio e neppure i soldi il movente, secondo le motivazioni della sentenza, scritta dal presidente delle Corte d’Assise Roberto Spanò, piuttosto l’ego del gruppo e la sua coesione.