Omicidio Laura Ziliani, le figlie e il sopranista impugnano la sentenza: Appello per evitare l’ergastolo

Si torna in aula per il delitto dell’ex vigilessa di Temù: imputati le sorelle Silvia e Paola Zani, e Mirto Milani

Laura Ziliani

Laura Ziliani

Temù (Brescia) – L’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa 55enne di Temù nella primavera 2020 narcotizzata con le bezodiazepine infilate in un muffin, strozzata a mani nude, infine sotterrata in biancheria intima lungo il greto dell’Oglio, così da simulare un incontro erotico finito male, è in procinto di tornare in aula. Stavolta in Appello. La si riteneva scomparsa l’8 maggio di quattro anni fa durante una passeggiata in montagna, invece, si scoprì, fu uccisa dalle figlie, Silvia e Paola Zani, 29 e 21 anni, e dal fidanzato della prima, il 29enne sopranista Mirto Milani, legato sentimentalmente anche alla seconda.

Condannati all’ergastolo, i tre protagonisti di quello che passò alle cronache come il “trio criminale“ hanno impugnato la sentenza. I giudici di primo grado non avevano concesso attenuanti, né trattamenti differenziati, come invece auspicavano le difese.

L’omicidio fu un modo per ‘gratificare l’ego di gruppo’ della ‘trinità’, scrisse il presidente RobertoSpanò nelle motivazioni. "I tre hanno agito di concerto concorrendo a comporre, ciascuno per la propria parte, il mosaico del progetto criminoso. Mirto, che pure si è mostrato l’elemento più fragile e il meno convinto nel portare a termine l’uccisione né è divenuto di fatto l’autore materiale ponendo per ultimo la mano grande sul collo della vittima. E’ stato lui a scavare le buche destinate al seppellimento, e a dispetto della titubanza mostrata nelle fasi salienti dell’omicidio è sempre stato presente nella gestazione del delitto, di cui è stato unitamente a Silvia, l’ideatore".