Brescia, 26 febbraio 2024 – Il caso destò polemica dopo la richiesta di assoluzione avanzata dal pm per un presunto legame fra i maltrattamenti alla ex moglie e la cultura del paese di origine dell’imputato, il Bangladesh. Ora c’è una seconda puntata. E riguarda le motivazioni dell’assoluzione dell’uomo, Hasan Md Imrul, in primo grado.
A rendere nota le scelte del collegio giudicante, così come esposte nelle motivazioni della sentenza, è l’avvocata Valentina Guerrisi che assiste la donna, un 28enne, nel ricorso in Appello contro la sentenza di primo grado
I motivi dell’assoluzione
Il quarantenne bengalese accusato di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti dell'ex moglie, una connazionale di 28 anni, è stato assolto il 17 ottobre scorso dai giudici di Brescia anche sulla base "di una nuova scriminante, quella dell'adulterio, anche peggio rispetto a quella giuridicamente abominevole opzione paventata dall'accusa di una presunta quanto inesistente scriminante culturale".
Sono, queste, parole contenute nel ricorso in Appello depositato contro la sentenza che ha scagionato l’imputato, dopo le polemiche causate da una prima richiesta di assoluzione da parte del pm che chiamava in causa "l'impianto culturale di origine" della coppia.
I toni del ricorso
Il ricorso contiene alcuni passaggi critici molto duri sulle motivazioni esposte dai giudici per motivare l'assoluzione da parte del Tribunale accusato di "aver ritenuto di poter assolvere ‘perché il fatto non sussiste’ in ragione di un giudizio etico e morale (prima ancora che giuridico) sul comportamento presuntamente tenuto dalla vittima senza alcuna valutazione delle condotte dell'imputato".
E per la difesa "è evidente come tutta la ricostruzione offerta in sentenza, quasi con spirito di partigianeria solidale con un maldestro pm gravemente scivolato nel relativismo giuridico e culturale, abbia ricalcato lo schema percorso dal magistrato inquirente nella richiesta di archiviazione".