Il tribunale di Brescia ha stabilito che Hasan Md Imrul non è colpevole. Il bengalese era a processo per maltrattamenti ai danni dell'ex connazionale di 27 anni sposata in patria con nozze combinate, ma il pubblico ministero di Brescia Antonio Bassolino, che rappresenta l’accusa, aveva chiesto l'assoluzione sostenendo che i comportamenti dell'uomo fossero "frutto dell'impianto culturale e non della coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l'uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine”. In poche parole i maltrattamenti sul genere femminile sarebbero un retaggio culturale del suo Paese, il Bangladesh, e l'uomo non sarebbe colpevole per le percosse alla compagna.
All'inizio dell'udienza di oggi però, Bassolino ha cambiato la formula con cui ad agosto aveva chiesto l'assoluzione dell'uomo bengalese, sostenendo che "il fatto non sussiste". Un passaggio che sembrerebbe far perdere di rilevanza alla considerazione sull' "impianto culturale" come elemento cruciale per chiedere di scagionarlo.
Il caso aveva fatto discutere parecchio, nei momenti di maggiore tensione il pm Bassolino, proprio per le ragioni inizialmente addotte per la richiesta di assoluzione, era stato bersaglio di minacce di matrice anarchica, tanto da far valutare alla prefettura di Brescia di assegnarli una scorta.
Anche il procuratore capo Francesco Prete si era dissociato dal suo sostituto facendo presente che le conclusioni di quest'ultimo "in base alle norme del codice di procedura penale, non possono essere attribuite all'ufficio nella sua interezza".
L'avvocato Valentina Guerrisi, difensore della donna, non ci sta: "Ancora violenza senza tutela. Le donne maltrattate non denunceranno più".