Cultura della violenza, l’Anm difende il pm che ha chiesto l’assoluzione del marito bengalese: messo alla gogna

L’Associazione magistrati interviene il giorno dopo le parole del procuratore Prete che aveva preso le distanze dal suo sostituto e le polemiche politiche

Ingresso al palazzo di giustizia di Brescia

Ingresso al palazzo di giustizia di Brescia

Brescia, 13 settembre 2023 – Non si placa la polemica, sia socio-politica che interna alla magistratura, per la richiesta di un pm di Brescia di assolvere un uomo bengalese accusato di maltrattamenti verso la moglie. E la polemica monta ancor di più più iI giorno dopo le parole del procuratore capo di Brescia Francesco Prete, che ha preso le distanze dal suo sostituto. L’Associazione nazionale magistrati di Brescia ha preso una posizione netta in difesa del pm.

Le parole del pm

“I contegni di compressione delle liberà morali e materiali della persona offesa da parte dell'odierno imputato sono frutto dell'impianto culturale di origine e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge” erano state le parole del pm usate nella richiesta di assoluzione.

La lettura di Anm

“Nonostante il tenore letterale della formula assolutoria richiesta e dell'argomentazione correlata ad essa sottesa, dalla lettura completa dell'atto in questione emerge che a fondamento della domanda di assoluzione il sostituto procuratore ha addotto principalmente la mancanza di prova del fatto tipico, e in particolare dell'abitualità della condotta, requisito previsto dalla legge perché il reato di maltrattamenti si configuri” scrive l'Associazione nazionale magistrati di Brescia.

Linciaggio mediatico

Per l'Anm “con queste modalità è stata gravemente minata innanzitutto la dignità umana e professionale del singolo magistrato coinvolto - di cui sono state offerte alla gogna mediatica generalità e immagine fotografica - e la cui cifra personale, culturale e professionale è stata indebitamente messa in discussione. Le critiche rivolte al singolo magistrato si propagano al suo ufficio giudiziario di appartenenza e alla magistratura in generale”.

Interferenze politiche

“Ad esse - prosegue la nota dell'Anm - si aggiungono le ormai consuete acritiche condanne provenienti dalla politica, che sempre più frequentemente invoca, quale rimedio per ogni male giudiziario (reale o presunto), ispezioni ministeriali negli uffici interessati e sanzioni disciplinari, a prescindere dalla sussistenza dei presupposti di legge, e ciò avviene ogni qualvolta le valutazioni compiute dai magistrati non coincidano con le aspettative dell'opinione pubblica prevalente, slegate dalla compiuta conoscenza dei fatti concreti e, spesso, dei termini delle questioni giuridiche implicate”.