La qualità dell’immagine della videosorveglianza non è sufficiente per identificare il ciclista. Ma subentrano dei testimoni: due cittadini italiani di origine straniera si presentano dai carabinieri l’8 agosto e raccontano di aver visto a Chignolo d’Isola, paesino vicino a Terno, intorno alle 00.35 (un quarto d’ora prima del delitto) un uomo di colore sulla trentina che procedeva a bordo di una mountain bike che indossava un paio di occhiali da vista e un berretto dal quale fuoriuscivano delle treccine. La descrizione combacia perfettamente con quella che si evince dalle telecamere analizzare dai carabinieri.
L’uomo in bicicletta, quella notte, rivolge ai due un saluto: “Salam Aleikum” (in arabo, “la pace sia con voi”) e si allontana verso Terno d’Isola. Uno dei due testimoni, convocato il 29 dai carabinieri dopo l’arresto di Sangare, in 29 agosto, lo riconoscerà immediatamente nonostante il giovane, nel frattempo, si fosse tagliato i capelli. Non solo, messo in una stanza microfonata con uno dei testimoni, parla involontariamente di cose di cui non poteva essere a conoscenza se non in quanto autore del delitto: non solo accenna alla fuga “veloce” dell’assassino dopo il delitto ma anche al fatto che Sharon abbia urlato dopo essere stata accoltellata.