Beat raffinati e rap "sussurrato": ecco la "Strada per la felicità" secondo Dj Shablo

Nato in Argentina, artisticamente cresciuto fra l’Italia e l’Olanda, Shablo è il maggior referente della categoria in fatto di musica hip hop di Francesca Nera

Il produttore italo-argentino Dj Shablo

Il produttore italo-argentino Dj Shablo

Milano, 19 agosto 2014 -  In un Paese dove i beatmaker (produttori di basi musicali hip hop) sono solo poche centinaia, una dozzina dei quali popolari, mentre quelli "validi" si contano sulle dita di una mano, per parlare di Dj Shablo occorre scomodare la parola "talento". Parola di rado associata a chi trascorre ore in studio di registrazione per assemblare con sapienza i suoni su cui il rapper potrà poi dar libero sfogo alla sua lingua rapida e micidiale. Nato in Argentina, artisticamente cresciuto fra l’Italia e l’Olanda, ora di stanza a Milano, Shablo (all’anagrafe Pablo Miguel Lombroni Capalbo) è il maggior referente della categoria in fatto di musica rap. Mente e braccio di "Roccia Music", il collettivo artistico fondato insieme a Marracash, il producer è ora intento a confezionare il suo nuovo album solista, anticipato dal singolo "La strada per la felicità" ma che vedrà la luce solo in autunno.

Voi produttori vi muovete dietro le quinte ma alla base di un pezzo di successo c’è anche la vostra mano... E' così? "In effetti rispetto al rapper il beatmaker ricopre un ruolo un po' più 'appartato' anche se negli anni il compito di chi crea le basi sta assumendo sempre più importanza. Questa professione è paragonabile a quella del regista: non abbiamo la visibilità di un attore protagonista ma possiamo imprimere la nostra visione, lasciando così un segno".

Che requisiti deve avere un buon produttore?  "Deve amare la musica a 360 gradi, ascoltare di tutto e tenersi costantemente aggiornato. Ma ciò che fa davvero la differenza è la sensibilità: lo strumento che ci consente di captare e interpretare al meglio quello che ci circonda".

Da Guè Pequeno a Clementino passando per Fedez e Rocco Hunt, le tue produzioni abbracciano l'intero panorama hip hop italiano. Qual è il beat meglio riuscito? "Non spetta a me dirlo. L’efficacia di un beat sta nelle orecchie di chi ascolta. Però ho notato che le mie produzioni con Clementino sono fra le più apprezzate. Ogni volta che lavoriamo insieme a un pezzo riusciamo sempre a creare delle hit come è stato con 'O vient’ o ‘Toxico’".

"Roccia Musica" a Pavia

Anche "Roccia Music" comincia a dare i suoi frutti... "Esattamente un anno fa io Marracash ci trovavamo a Londra impegnati nel gettare le basi di questo progetto con lo scopo di intercettare giovani talenti e guidarli verso una maturazione artistica. Oggi si fa sul serio: molti di loro hanno già un album all'attivo e sono in grado di camminare con le proprie gambe. Tra i dischi usciti negli ultimi mesi ci sono quelli di Achille Lauro, Deleterio, Fred De Palma e Luchè".

Qualcuno del roster su cui puntate maggiormente?  "Ognuno di loro ha delle peculiarità vincenti ma tutti abbracciano la filosofia ‘Roccia Music’. Con Achille Lauro, ad esempio, ci andava di sperimentare una cosa folle, un po' fuori dagli schemi".

C'è qualche rapper o produttore su cui ultimamente avete messo gli occhi?  "Al momento possiamo considerarci 'al completo'. Ogni giorno ci arrivano tantissimi demo di ragazzi che aspirano ad entrare a far parte di questa famiglia. Alcuni di loro hanno un bel potenziale ma il pregio/difetto del nostro collettivo è che sia io che Marracash siamo anzitutto due artisti. Allargando ulteriormente la squadra non riusciremmo più a coltivare singolarmente i nostri progetti ma nemmeno a dedicarci interamente a quelli del gruppo. La visione è comunque quella di formare un insieme di produttori in grado di riproporre un suono squisitamente ‘Roccia Music’".

Milano si può definire patria dell'hip hop? "Tutto ciò che ruota attorno al mondo dell’hip hop è di casa a Milano. Sede di artisti, radio ed etichette discografiche, questa città è un punto nevralgico per la musica. Provo una sorte di amore/odio nei confronti di Milano: non posso farne a meno ma appena riesco mi piace rifugiarmi nel mio casolare in Umbria".

Se questa città fosse una delle tue canzoni quale sarebbe? O che tipo di suono avrebbe rispetto a Buenos Aires (dove sei nato) o Amsterdam (dove hai vissuto)? "Sicuramente sarebbe un brano dei Club Dogo o di Marracash, con cui ormai collaboro da una decina d’anni. Quando produco una base per loro, inevitabilmente si crea un autentico ‘mood milanese’. Ad Amsterdam associo dei suoni più elettronici e compositi mentre Buenos Aires ha un appeal più carnale ma al tempo stesso estremamente introspettivo".

"La strada per la felicità", il nuovo singolo di Dj Shablo e Tormento

Dopo "The Second Feeling" e "Thori e Rocce" è in arrivo un terzo album anticipato dal singolo "La strada per la felicità": il suo suono soul dal retrogusto anni Novanta e l'accoppiata con Tormento rappresentano una sorta di omaggio al passato? "In effetti tutto il disco rappresenterà un po’ un ‘ritorno alle origini’, come fosse un naturale evoluzione di ‘The Second Feeling’. Nell’album prevarranno raffinate sonorità soul e R&B. Ci sarà anche molto rap ma in una dimensione più ‘sussurrata’ e internazionale di cui faranno parte soprattutto artisti stranieri, a cominciare dall’olandese Caprice. Non mancherà qualcosa in italiano ma sarà qualcosa di estremamente selezionato".

Qual è la tua personale "Strada per la felicità"? "La musica è sicuramente un buon mezzo per arrivarci: uno strumento importante per la ricerca di una vita serena dove c’è più spazio per entrare in contatto con il proprio ‘io’ e con le cose autentiche. Si tratta di un viaggio complesso attraverso se stessi ma che vale la pena di intraprendere".

Francesca Nera francesca.nera@ilgiorno.net

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