Milano, 27 febbraio 2014 - Milano-Roma. A un capo Marracash (veterano della scena), all’altro Achille Lauro (giovane promessa). La via è quella del rap. Ma quando il primo si definisce “benedetto” e il secondo “miracolato” non è un semplice caso. E la destinazione non può che essere la stessa. Per facilitarci il viaggio abbiamo chiesto al giovane rapper della capitale di raccontaci la “Genesi” della sua collaborazione con la mente del progetto “Roccia Music” e di parlarci del suo nuovo mixtape “Immortale” che uscirà proprio oggi (28 febbraio) mentre ieri è stato presentato in anteprima a Milano.

Ci siamo, è uscito il nuovo album firmato “Roccia Music”. Di cosa si tratta?
"‘Achille Idol–Immortale’ è una raccolta di 16 tracce, 12 delle quali inedite. A dire il vero alcune le ho buttate giù parecchio tempo fa. Quando sono ispirato scrivo di getto, a seconda degli stati d’animo. Alcuni di questi brani sono poi stati rivisti sotto la supervisione esperta di Marra. Su certi non ci avrei scommesso eppure lui era entusiasta dei miei lavori e così ci siamo messi all’opera".

E come è nato il sodalizio con Marracash?
"Devo premettere che io non ho ‘la fissa’ per il rap classico e a dirla tutta non ho mai amato quello italiano ma per lui ho sempre avuto una predilezione. Trovo che Marracash sia un genio ed è uno dei pochi rapper che ascoltavo sin dagli inizi. Ironia della sorte è stato proprio lui a volermi nel collettivo ‘Roccia Music’. Mi ha contattato per parlarmi di questo nuovo progetto e io ho accettato di buon grado. Non mi sarei mai aspettato una cosa simile. Mai avrei pensato di finire a collaborare con un artista come Marracash e con un produttore come Shablo. Insieme a loro è nato il mixtape ‘Genesi’.

Come mai proprio te?
Penso di essere stato notato fra tanti perché, a differenza di altri, ho qualcosa da dire e perché credo in quello che dico. Quando hai un messaggio da trasmettere poi le persone ti notano. Io comunque sono stato molto fortunato. Più che fortunato mi sento davvero ‘miracolato’".

Dalle case popolari al successo. Marracash si è definito ‘benedetto’ tu ora ‘miracolato’…
“E’ pazzesco ma è proprio così. Io arrivo dal niente e in pochissimo tempo mi sono ritrovato al fianco dei maggiori artisti della scena rap in Italia. Tuttavia dal successo non mi aspetto nulla perché ho una visione piuttosto cinica delle cose. Penso solo a dare il massimo restando sempre con i piedi per terra. Resta il fatto che dalla vita sono stato ‘miracolato’. E sì, con Marra credo di avere molto in comune. Figurati che mi ripete sempre ‘tu sei la mia reincarnazione’”.

Restiamo in tema di ‘spiritualità’. Come mai al termine di ogni brano enunci una sorta di preghiera? Il titolo stesso dell’album e il tuo nickname sembrano rimandare a qualcosa di divino…
“Non mi sento affatto un predicatore ma per esprimermi la musica non era abbastanza. Ho pensato di inserire delle frasi sotto forma di paragrafi alla fine di ogni traccia per rafforzare dei concetti. Si tratta di piccoli messaggi, riferimenti per far capire meglio chi sono e da dove vengo. La religione non centra. Non quella cattolica. Io credo solamente nel destino”.

A proposito di misteri… Il fatto di nascondere sempre il volto è un po’ il tuo marchio di fabbrica. Come mai?
“Questa storia è nata perché all’inizio non volevo passare per il solito rapper che pensa solo a farsi notare. E’ ovvio che non potrò continuare a indossare occhiali scuri o coprirmi per sempre la faccia con le mani ma quando ho cominciato era una cosa ‘musicalmente’ giusta da fare. Dopotutto sono un musicista, non un attore. Ora, con il nuovo album uscirò dall’anonimato anche sotto questo aspetto”.

Oggi sembra che tutti debbano fare rap. Cosa pensi della scena italiana?
“In Italia il rap è ripetitivo. Non credo ci sia nulla di originale. Rispetto tutti ma artisticamente ne stimo davvero pochi.  Il più delle volte trovo che le rime siano scontate. Non è che se scrivi palla-gialla stai facendo rap! Sembra che nessuno abbia realmente qualcosa da dire. Di rap ascolto davvero poco niente. Uno dei pochi che ho sempre seguito è Marracash. Per il resto il mio background musicale contempla tutti i generi. Qualsiasi cosa”.

In effetti nei tuoi brani riesci a passare dalle rime crude, quasi stridenti di “No twitter” ad altre meno grezze come in “Scelgo le stelle”, per non parlare di quelle così melodiche di “Ghost”…
“Infatti. Non ho un metodo unico di scrittura. In genere mi lascio guidare dal flusso dell’ispirazione cercando di catturare lo stato d’animo del momento. Non mi prefiggo l’obiettivo di creare un pezzo grezzo o melodico a priori, all’inizio sono solo pensieri: un giorno le rime riflettono la mia rabbia, un altro malinconia. Quando scrivo lo faccio di getto. Figurati che di certi brani ricordo il momento esatto in cui sono nati e ciò che provavo in quel preciso istante”.

E l’amore? Dai testi delle tue canzoni sembra quasi che tu voglia mantenere una sorta di distanza di sicurezza dalle donne, salvo poi scrivere le frasi romantiche di “Scelgo le stelle” dove esordisci con “ho avuto il meglio tra le mani come un deficiente, avere il meglio tra le mani e non capirci niente, piccole poche cose da tenere strette…”
“Con le donne ho un ottimo rapporto ma resto una persona molto cinica perciò sono consapevole di quanto sia difficile trovare l’amore vero. Cerco di lasciarmi trasportare dai sentimenti ma non sono certo un illuso. In amore come in amicizia non ci si può permettere di essere degli ingenui, occorre essere onesti con se stessi e con gli altri. Di amici veri, amici sinceri, ad esempio, non ne conto più di cinque”.

Sempre dalle tue canzoni traspare anche il tema di una periferia difficile. In “Benedetti stronzi” lo dici forte e chiaro: “tu non immagini cos’ho passato…”. E’ questa la tua Roma?
“La Roma dura e spietata di cui parlo nei testi rappresenta uno spaccato della mia vita. Racconto parte del mio passato, del mio presente e della gente che mi sta intorno. In 23 anni, credimi, ne ho viste davvero di tutti i colori”.

Bè ora le cose si mettono bene dal punto di vista lavorativo. Lo stesso frammento di “Badabum cha cha” che compare a sorpresa in “Real royal street rap” sembra essere di buon auspicio…
“Già. Questo brano, scritto e cantato insieme a Marracash, sarà il secondo estratto dell’album. Il frammento di quel pezzo in una delle mie tracce è per me un grande regalo. Un omaggio con cui lui sembra quasi consacrarmi. La canzone è davvero bella, oltretutto la base era già fortissima di suo. Poi è arrivato Marra e l’ha resa unica”.

Ieri c’è stato il tuo primo insotre per il lancio del disco... l’incontro coi fan e la vendita in anteprima nazionale le copie "fisiche" dell’album da "Iuter store". Come mai hai scelto proprio Milano?
“Milano è la città giusta per fare musica. Il lavoro con Marra e Shablo mi ha portato al Nord. La scena si è spostata qui ed è qui che ci si occupa della parte prettamente musicale. Da questo punto di vista Roma è morta a Milano invece c’è una rete di contatti infinita. Diciamo che a Roma si mangia bene ma il rap è a Milano”.

Francesca Nera
francesca.nera@ilgiorno.net