Milano, 17 giugno 2014 – Un passato che riemerge violento, un presente che scalpita altrettanto impetuoso. Rabbie, rancori ed errori che sfociano in rimpianti ma anche la tenacia che conduce alla salvezza. E l’ambizione. Tanta ambizione. Sono solo alcuni dettagli delle immagini racchiuse in "L2". E' questo il titolo dell'ultimo album di Luchè, il primo per Roccia Music, naturale evoluzione di "L1". Un nuovo capitolo della personale sfida intrapresa del “rapper di Marianella” che, dopo aver incantato tutta Napoli con le sue rime, punta dritto alla conquista della scena rap italiana. Purosangue di quella scuderia in continuo fermento chiamata “Roccia Music”, Luca Imprudente farà tappa domani (mercoledì 18 giugno) alla Ricordi di piazza Duomo a Milano per presentare il suo ultimo lavoro e incontrare i fan.

Sei il primo rapper ad aver firmato per "Roccia Music" ma anche quello artisticamente più maturo. Si può dire che tu abbia fatto il tuo ingresso in famiglia dalla porta principale...
"In realtà credo che tutti gli artisti entrati in squadra abbiano fatto il loro ingresso dalla porta principale. Ognuno di loro si merita di essere arrivato fino a qui. Ma è altrettanto vero che io e Fabio (Marracash, ndr.) ci conosciamo da diversi anni. Ci lega una profonda amicizia e una stima artistica reciproca. Per di più collaboro con lui fin dai miei primi dischi”.

Da "Int'o rione" (2006) a "Nun me parlà 'e strada" (2010) ai tempi dei Co'Sang il dialetto era una tua prerogativa, con Rockstar (2012) la cesura: "Ho sepolto il dialetto sono risorto in italiano, chiamalo Risorgimento…". Come mai questa presa di posizione?
“L’abbandono del dialetto nella mia musica è frutto di una serie di riflessioni: ad un certo punto con i Co’Sang ci siamo resi conto di aver raggiunto il massimo di quello che il dialetto poteva offrirci; parallelamente è nata in me la voglia di farmi capire da tutti. Il napoletano è inevitabilmente legato al territorio ed è destinato a rimanere nell’underground. Diciamo che è arrivato un momento in cui, per l’impegno profuso nella musica e l’elevata qualità dei pezzi, la risposta non era più abbastanza. Mi faceva sentire un po’ frustrato. Così ho virato sull’italiano”.

E come è stata recepita questa scelta dai fan?
“So di non avere incontrato il favore di tutti ma so anche che chi mi seguiva fin dagli inizi ha apprezzato e compreso questo cambiamento. Quando rappavo in dialetto c’era molto fermento tra i fan ma nonostante tutto il mio impegno e la determinazione non riuscivo a ottenere grandi numeri. Questo non mi bastava. Sono molto ambizioso”.

Ieri Co'Sang oggi Luchè. Quindi parliamo di "L2", che poi è una sorta di biografia in rime...
“In ‘L2’ sono riuscito a conservare il mio stile originario e la qualità dei pezzi che una volta erano in dialetto. Il successo che sto ottenendo con gli instore di questi giorni ne è la testimonianza. Quello di Napoli, ad esempio, è stato uno dei più riusciti della mia carriera. E conferma come, nonostante le cose evolvano, alla fine la bella musica vinca su tutto”.

Ogni traccia è un racconto che evoca storie molto forti di rimpianti, tradimenti, fino ad arrivare alla morte. Tutti temi generalmente ignorati oggi dai rapper che tendono troppo spesso a decantare vizi e virtù delle loro "notti da leoni". Pensi che l'autenticità e la credibilità della tua musica dipendano anche da questo?
“Chi nei propri testi parla esclusivamente di frivolezze è perché vive di quello. Io vivo in maniera diversa. Sono molto concentrato sul business e il mio passato è parte integrante di me, mi accompagna ovunque. Anche se oggi abito a Londra mi sento molto vicino alla mia gente, dopotutto vengo dal quartiere… Solo riconoscendo il legame con le proprie radici ci rende davvero unici!”.

La profondità dei tuoi racconti è stata colta persino da Saviano e dagli autori del telefilm "Gomorra" che hanno scelto alcuni dei tuoi brani come colonna sonora per alcune scene della serie. Che effetto fa?
“In realtà sono stati scelti alcuni pezzi dei Co’Sang ma non posso negare che questo mi lusinghi molto. E’ un bel riconoscimento dal punto di vista artistico e non può che farmi piacere. E’ bello vedere che il nostro modo di vivere le periferie di Napoli trovi un riscontro anche in una serie così importante”.

Veniamo alle sonorità. L'album contiene beat piuttosto insoliti che attingono ai generi musicali più disparati. E' una tua scelta consapevole?
“Certamente. La scelta di pescare fra sonorità diverse è proprio una delle note che mi contraddistingue. Il mio sound, pur attestandosi su una linea cento per cento hip hop, mantenendo i suoi canoni groove e le batterie, ha un suo tocco specifico. Buona parte del disco, ad esempio, non si avvale semplicemente di campioni ma è interamente suonata da strumenti. E’ questa la mia ‘corsia’”.

Avendo lavorato con i maggiori produttori italiani, quale di loro si allinea di più al tuo stile?
“Sicuramente Rosario D-Ross. Lavoro con lui da due anni ed è il mio principale producer. Insieme abbiamo collaudato un metodo di lavoro eccezionale. E’ un vero musicista e alcuni frammenti con la chitarra contenuti nel disco sono suonati da lui. Fra i miei beatmaker favoriti ci sono sicuramente Geeno, un amico con cui ho collaborato fin dagli inizi in ‘Poesia Cruda’, e Pherro, anche lui un amico dai tempi di ‘Poesia Cruda’ dall’inconfondibile sound filoamericano e che ho portato con me in casa ‘Roccia Music’”.

A proposito di beat... in alcune occasioni ti sei cimentato anche nella produzione. Non solo. Curi anche regia e montaggio video. Questo per confezionare un prodotto cento per cento nel tuo stile?
“Mi sono sempre dedicato alla produzione. Col tempo mi sono poi concentrato più sulla scrittura e sui testi. Resta il fatto che le mie siano un po’ tutte ‘produzioni a quattro mani’. Mi piace suggerire melodie e partecipare a tutte le fasi di creazione di un disco”.

"L2" sarà disponibile sia in copia fisica che in digitale ma ci sarà anche la possibilità di scaricarlo gratuitamente per qualche settimana. Allora è vero, come hai dichiarato, di non voler puntare alle classifiche ma al raggiungimento capillare del pubblico...
“Proprio così. Nella posizione in cui mi trovo, dopo aver intrapreso la carriera solista, ho incontrato molti scettici. Con questo disco il mio obiettivo è quello di arrivare il più possibile alla gente, allargando la mia fan-base. Fare in modo che anche chi non possa partecipare agli instore per acquistare la copia fisica dell’album, possa avere ‘L2’ nel proprio pc, i-pod o smartphone. In tutta Italia”.

Domani (18 giugno) sarai da Ricordi a Milano. Che rapporto ha il "genio di Marianella" con questa città? Ora, come artista di punta in "Roccia Music" le tue visite al Nord saranno più frequenti?
“Vengo molto spesso a Milano. Adoro questa città dal punto di vista della funzionalità. E’ indubbiamente la capitale italiana del business e si respira un’aria di grande creatività. Qui è possibile fare tutto e subito. Mi piace vivermi Milano in compagnia degli amici e qui ne ho davvero tanti”.

Ci sarà un tour estivo?
“Sì molto presto partirà il tour di ‘Roccia Music’. A luglio e agosto saremo tutti impegnati nei live e toccheremo festival importanti un po’ in tutta Italia. Da settembre in aventi sarà invece la volta dei tour singoli di ogni artista”.

Luchè sarà oggi (17 giugno) a Torino alla Feltrinelli della Stazione di Porta Nuova, domani (18 giugno) alla Ricordi di piazza Duomo a Milano per presentare “L2” e incontrare i fan, a partire dalle 17. Con lui ci sarà anche Fred De Palma con il suo nuovo lavoro “Lettera al Successo”. Il 19 giugno i due artisti toccheranno invece Roma dove saranno alla Feltrinelli di viale Libia.

di Francesca Nera
francesca.nera@ilgiorno.net