Milano, 17 marzo 2014 - Difficile che una canzone possa sfondare senza la giusta base. Nemmeno il maggior teorico del verso potrebbe decollare se non supportato da un professionista del suono. Per questo, nella musica hip hop, il rapporto fra rapper e producer è un aspetto imprescindibile. Ed è così che nel 2006 le strofe dei Club Dogo in “Non sto in cerca di una sposa” non avrebbero sortito lo stesso effetto senza quel caldo giro di chitarra in sottofondo, proprio come nel 2008 le rime affilate di Marracash in “Badabum cha cha” non avrebbero raggiunto lo stesso risultato senza quel beat incalzante dal gusto militaresco. E lo stesso vale per il più recente brano di Attila e Fred De Palma “Senza lacrime” dove è la base stessa a condurre in quella dimensione onirica di cui parla il testo. Dietro questa squisita alchimia di parole e note c’è Piermarco Gianotti, per tutti Deleterio che, da oltre dieci anni, è parte attiva della scena rap nel ruolo di beatmaker. Dopo aver sfornato centinaia di basi per i maggiori rapper italiani (Marracash, Guè Pequeno, Fabri Fibra, J-Ax ed Emis Killa, per citarne alcuni), Del arriva con “Dadaismo”, il suo primo album d’inediti, firmato Roccia Music e Universal: due nomi, una garanzia. Il disco uscirà martedì e verrà presentato dall’artista alla Feltrinelli di Corso Buenos Aires a Milano.

Il titolo del disco è un esplicito riferimento a quella tendenza culturale che negli anni Venti imponeva un certo rifiuto di logica e ragione?
“Più che altro ‘Dadaismo’ si riferisce alla volontà di non sottostare a degli schemi. Di non dover essere necessariamente legati a un certo tipo di suono o a qualcosa di prestabilito. In ognuna delle 16 tracce contenute nell’album ho scelto di sbizzarrirmi e di assecondare l’ispirazione che è qualcosa di estremamente istintivo e ciò riflette anche il mio modo di essere”.

In effetti i video un po’ “psichedelici” degli ultimi due estratti “Albe Nere” (feat. MadMan e Gemitaiz) e “Zombie” (feat. Fabri Fibra) sembrano uscire da ogni parametro…
“Era proprio quello l’effetto desiderato. Volevamo frantumare i canoni stessi di ciò che comunemente è definita ‘arte’ per dare libero sfogo all’improvvisazione e fare quello che ci veniva in mente. Rompere gli argini: è questa la nostra forza”.

A proposito di “rompere gli argini”... Chi è il destinatario del dissing di Fabri Fibra in “Zombie”?
“Non c’è un destinatario preciso. Fibra ce l’ha un po’ con tutti. L’intero pezzo è un dissing: nella prima strofa traccia un’analisi della società e se la prende con Milano, nella seconda con il mondo del giornalismo, mentre nella terza il bersaglio è Vacca, il rapper con cui Fibra rimbalza da sempre un’accusa dietro l’altra”.

“Grigia, Gotham, città vuota” in questa traccia Milano non ne esce bene… Eppure tu sei cresciuto in questa città…
“Trovo che Milano sia una città piuttosto difficile e in generale le persone del nord hanno un approccio più cinico e freddo rispetto a quelle del sud ma questo è il posto dove sono cresciuto. Milano è la mia città e non posso fare a meno di amarla. Qui ho la mia cerchia di amici. Questa è la mia casa”.

Veniamo al tuo lavoro di producer. In Italia questa figura è spesso soverchiata da quella del rapper eppure tu da anni sei anche sul palco: sia ai piatti che al microfono.  Studio o palco? Qual è la tua dimensione ideale?
“Le considero due parti di uno stesso lavoro, due aspetti che si completano a vicenda. Non amo la monotonia.  Il solo lavoro in studio di registrazione per me non è abbastanza. Adoro soprattutto gli aspetti creativi del mestiere e l’adrenalina del palco. Sono dieci anni che vado in tour, ormai siamo una grande famiglia ma la tensione dei live resta ancora qualcosa indescrivibile. In più la fase dei concerti spezza un po’ la routine dello studio e mi aiuta a ritrovare la giusta carica per affrontare il mio lavoro con idee sempre nuove”.

Quando componi, lo fai in funzione di chi sarà a rappare sul beat oppure registri le basi a prescindere dal destinatario?
“Dipende. Di solito faccio semplicemente quello che mi piace, seguendo il flusso dell’ispirazione, senza regole. Spesso mi succede di avere in testa una melodia e di registrarla al momento con una tastiera o addirittura sul telefonino, ovunque mi trovi. In alcuni casi invece è l’artista a darmi dei riferimenti in base a quello che intende scrivere. Capita che sia lui a indicarmi la direzione chiedendo un BPM più lento o qualcosa di più suonato ma il risultato è sempre qualcosa che piace a me”.

E come nasce un tuo beat? Parti dal sample o dalla ritmica?
“Tendenzialmente le mie basi nascono un po’ alla ‘vecchia maniera’.  Scelgo un campione registrato e poi ci lavoro sopra. Di solito parto quindi dalla melodia, poi provvedo alla rimica. Ma l’intero processo si può paragonare alla scrittura creativa: compongo di getto, come in un testo libero”.

Moltissimi brani da te prodotti hanno raggiunto le vette massime delle classifiche… E’ facile capire quando una base “funzionerà”?
“Che un pezzo rap abbia successo o meno è sempre qualcosa di imprevedibile ma posso dire che quando riesco a fare una base che mi piace inizio a ballare da solo in studio, come un ragazzino. E quando l’idea che avevo in mente riesce a prendere forma per me è una grande soddisfazione”.

La scena rap oggi è molto affollata e competitiva. E’ così anche nell’ambiente dei beatmaker?
“Non proprio. Fra di noi c’è molta più unione, una reale collaborazione. Io stesso se realizzo una base che mi piace la mando a Shablo o a Don Joe per avere un loro parere.  Ovviamente questo discorso vale solo per i colleghi più esperti e fidati”.

Shablo, Don Joe, Fritz Da Cat, Squarta e Dj Nais sono alcuni dei maggiori produttori del momento. Vi capita di collaborare? Chi è il più interessante?
“Con Shablo e Don Joe sì. Ci conosciamo da anni. Nutro un forte rispetto per loro e per quello che fanno. Con gli altri invece non mi è mai capitato di collaborare ma se fosse, ben venga… Fra i più interessanti c’è sicuramente Pherro, un giovane producer che abbiamo voluto con noi nella squadra di Roccia Music. Per il resto qualcosa di carino si sta muovendo, anche fra le novità che circolano”.

Dato il ricco portfolio degli artisti con cui hai lavorato sinora, è più semplice domandarti con chi non hai ancora collaborato e con chi ti piacerebbe farlo…
“In effetti in questi dieci anni ho affiancato un po’ tutti i maggiori artisti della scena hip hop, sia underground che mainstream. E’ difficile fare dei nomi così su due piedi ma a pensarci bene non ho mai lavorato con Coez. Collaborare con lui non mi dispiacerebbe”.

Ti alletta l’idea di lavorare con artisti pop, magari dance?
“Sono aperto a tutti i generi. Non mi dispiacerebbe prendere una direzione elettro-pop, qualcosa di più internazionale ma in Italia è difficile. Certe sperimentazioni sono più da Inghilterra o Germania. Qui pochissimi usano basi dance e le batterie, in qualche modo, non possono mai mancare. Non ho ancora pensato ad un artista in particolare, al momento il lavoro con Roccia Music è incessante e ci stiamo tutti impegnando a sviluppare al meglio il progetto”.

Entriamo proprio in casa Roccia Music. Marracash è da sempre tuo fido compagno ma c’è qualcuno su cui punti maggiormente, magari in grado di competere con lui?
“Lavoro con Marracash (L'INTERVISTA) dal 2003 e, in tutta franchezza, trovo che competere con lui sia quasi impossibile. A livello di scrittura rimane il miglior rapper in assoluto.  Per quanto riguarda gli altri ragazzi del team credo fortemente in ognuno di loro. Ovviamente ciascuno è diverso dall’altro e vanta una sua forza. Achille Lauro (L'INTERVISTA), ad esempio, ha un modo di comunicare del tutto originale: il suo malessere interiore si traspone in maniera limpida nei testi ed arriva dritto alla gente. Corrado ha grandi potenzialità nel canto e nei testi più malinconici mentre la peculiarità di Attila risiede nel suo stile più reggaeton. Col tempo emergeranno. Dopotutto, se li abbiamo voluti con noi, è perché tutti hanno un forte potenziale”.

Ci parli un po’ di “Ciao”, il nuovo singolo estratto da “Dadaismo” (con Marracash , Luche e Jake La Furia) che uscirà proprio oggi?
“Il brano racconta di un ‘ciao mancato.’ Il non essere riusciti a salutare un amico prima che venisse arrestato. Alcune scene del video sono state girate all’aeroporto di Linate, altre a quello di Olbia. Il tutto è adagiato su un tappeto molto malinconico con dei legnetti che fanno un bel giochino di suoni nel ritornello. Si tratta di un viaggio introspettivo e malinconico ma con un finale rock che sorprenderà”.

“Dadaismo” esce martedì 18 marzo. L’album di Deleterio verrà presentato a Milano alla Feltrinelli di corso Buenos Aires. L’appuntamento è alle 18.30 e, per l’occasione, l’artista incontrerà i fan, accompagnato da alcuni artisti della scuderia Roccia Music.

Francesca Nera
francesca.nera@ilgiorno.net