Giallo di Marcheno: operaio sparito, l’ultima telefonata. Mentì alla sorella: «Sono a caccia»

Il racconto di un amico, gestore di un bar-ristorante: «Mercoledì mattina mi ha chiamato verso le 5.30, mi sono accorto della chiamata verso le 9-9.30. L’ho chiamato. Il suo telefonino era irraggiungibile. L’ho richiamato alle 11 su un altro cellulare, ha fatto due o tre squilli e si è spento». Nel pomeriggio di domenica 18 ottobre Giuseppe Ghirardini è stato trovato morto di Gabriele Moroni LA SCHEDA / Tutte le tappe del giallo

Giuseppe Ghirardini

Giuseppe Ghirardini

Due «scie». La prima s’interrompe dopo circa duecento metri. La seconda, della stessa lunghezza, inizia poco più avanti per poi terminare a sua volta. Sono state fiutate da Gringo e Galdalf, i due cani «molecolari» dei carabinieri di Firenze. Portano verso l’abitato di Viso, appena dopo Ponte di Legno, verso il passo del Tonale. Lì, venerdì sera, è stata ritrovata l’auto di Giuseppe Ghirardini, 50 anni, il dipendente della fonderia Bozzoli di cui da mercoledì non si hanno più notizie, proprio quel giorno doveva essere ascoltato dai carabinieri. L’auto era già stata segnalata nel pomeriggio dello stesso giorno da un residente. Ghirardini era uno dei tre operai presenti nell’azienda di Marcheno quando, la sera dell’8 ottobre, Mario Bozzoli, contitolare insieme con il fratello Adelio, si è smaterializzato. Una sparizione, quella di Ghirardini, corredata da tanti «perché». Quando, alle 14.30 di mercoledì, l’uomo riceve la telefonata dalla sorella Ernestina che gli chiede dove si trovi risponde con una bugia: «Sono a caccia». Così come non si capisce perché esca portandosi dietro un paio di stivaloni. La scomparsa di Mario Bozzoli è l’altra faccia del doppio giallo. Non è confermata la presenza di tracce ematiche nella zona degli spogliatoi della sua fonderia. La procura di Brescia avrebbe nominato come suo consulente l’antropologa forense Cristina Cattaneo. Nel pomeriggio di domenica 18 ottobre Giuseppe Ghirardini è stato trovato morto a Ponte di Legno G.Mor.

Marcheno, 18 ottobre 2015 - La passione venatoria a fare da propellente all’amicizia. I carabinieri cercano un po’ di luce sulla scomparsa di Giuseppe Ghirardini anche fra gli amici che si è trovato a Marmentino, i compagni di caccia. Silvano Frola era uno dei più stretti.

Quando ha avuto le ultime notizie di Ghirardini? «Mi ha telefonato mercoledì mattina alle 5.30 per andare a caccia. Gli ho risposto che era piovuto per tutta la notte e che pioveva ancora. Gli ho risposto di aspettare, di parlare anche con mio cugino Renato».

In questi giorni si mostrava tranquillo? «Tranquillissimo».

Parlavate anche del caso di Mario Bozzoli? «Ne abbiamo parlato quando siamo stati a caccia domenica».

Cosa diceva? «Non si spiegava perché era scomparso. ‘È strano. L’ho salutato la sera alle sette e venti. Poi è sparito’».

Preoccupato? «Era preoccupato e dispiaciuto per il suo principale. E basta».

Renato Frola, titolare di un bar trattoria, si accorge di essere stato cercato dall’amico Beppe solo dopo qualche ora. Quando vi siete visti? «Domenica abbiamo cacciato insieme. Lunedì pomeriggio era qui al bar. Abbiamo parlato anche di quello che era successo nella sua ditta. Era quello di sempre. Era tranquillo, non ho notato differenze con il solito Beppe».

La telefonata? «Mercoledì mattina mi ha chiamato verso le 5.30 dopo avere parlato con mio cugino Silvano. Mi sono accorto della chiamata verso le 9-9.30 quando ho acceso il cellulare. L’ho chiamato. Il suo telefonino era irraggiungibile. L’ho richiamato alle 11 su un altro cellulare, ha fatto due o tre squilli e si è spento».

Quando vi siete conosciuti? «Tre o quattro anni fa. Siamo una mezza dozzina, lui è l’unico non di Marmentino. Abbiamo in comune la passione per la caccia alla lepre. È affascinante anche se è superimpegnativa. Abbiamo quindici segugi da caccia, io ne ho cinque, Beppe due».

Significa qualcosa che l’auto di Beppe sia stata trovata con le portiere chiuse? «E’ normale. Non fa un passo se prima non ha chiuso l’auto. Una mania. Ci fa incavolare tutti, gli facciamo le battute, ma lui è così, metodico, ordinato».

Cosa vorrebbe dire al suo amico? «Ciao Beppe: noi siamo ancora qui ad aspettarti. Mi raccomando, chiamaci e domani mattina usciamo a caccia. Hai capito?».

Un appello che Renato Frola lancia in dialetto della Valtrompia, prima di scoppiare in lacrime. Nella mattinata di mercoledì, giorno della sparizione, quell’uomo metodico e ordinato sulla sua pagina Facebook condivide l’immagine della Madonna e un messaggio: «Madonnina proteggici. Aiutaci nelle difficoltà». Due giorni prima altri due condivisi: «Guardati bene le spalle sempre. La pugnalata arriva sempre da chi meno te l’aspetti» e «Mettili in bacheca contro invidie e malelingue».