ANDREA GIANNI
Cronaca

Strage di Samarate, Nicolo Maja per la prima volta senza sedia a rotelle: “Vorrei incontrare mio padre e chiedergli una spiegazione”

Busto Arsizio, attesa per la sentenza del processo all’interior designer che un anno fa ha ucciso moglie e figlia, riducendo in fin di vita il figlio

Busto Arsizio, 21 luglio 2023 – "Non penso di poter perdonare mio padre per quello che ha fatto, ma lo vorrei incontrare per chiedergli una spiegazione. Oggi vorrei che sia fatta giustizia. Il mio desiderio? Quello di riuscire ad avere una vita normale, un lavoro, una casa...". Nicolò Maja è in attesa della sentenza del processo a carico del padre, l'interior designer che a maggio dell'anno scorso ha ucciso la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia nella villetta di famiglia a Samarate (Varese) riducendo in fin di vita il primogenito, unico sopravvissuto. Il 23enne per la prima volta si è presentato in aula senza la sedia a rotelle, camminando da solo, accompagnato dal nonno materno Giulio, dallo zio Mirko e da altri parenti. Come nelle altre udienze, indossa una t-shirt con la foto della madre e della sorella, per "portarle sempre con me".

La Corte d'Assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Giuseppe Fazio, si è ritirata questa mattina in camera di consiglio. Nella scorsa udienza la pm Martina Melita aveva chiesto di condannare Alessandro Maja all'ergastolo. Il suo difensore, l'avvocato Gino Colombo, aveva chiesto invece di riconoscere il vizio parziale di mente, contestando i risultati della perizia che ha stabilito la capacità di intendere e di volere dell'uomo. Maja, nel corso del processo, aveva anche parlato in aula, rispondendo alle domande su un gesto rimasto ancora senza una chiara spiegazione: "Ho commesso un reato imperdonabile e chiedo perdono - sono alcune delle frasi - non so come scusarmi".