
Due immagini del materiale sequestrato nella sede dei Do.Ra. (Frame video polizia)
Azzate, 10 giugno – Il “perfetto" armamentario del nostalgico neonazista. Sembra il titolo di un libro, in realtà è l’ideale descrizione del materiale sequestrato dai polizia e carabinieri di Varese nella sede di Azzate della Comunità militante dei Dodici Raggi. Il nome – così come la sigla Do.Ra. – è ben noto nella galassia dell’estrema destra, nella cui variegata composizione i militanti guidati da Alessandro Limido, figlio dell’ex calciatore di serie A Bruno Limido, si collocano su posizioni più radicali.
Il provvedimento è stato eseguito su disposizione della procura della Repubblica di Varese, nell’ambito di un’indagine sulle attività del sodalizio “nero”. Agenti (Questura, Digos e unità della Direzione centrale della polizia di prevenzione) e militari del R.O.S. hanno perquisito anche le abitazioni di dieci militanti, compresa quella del leader.
I reperti
Sono stati recuperate armi come tirapugni, pugnali e mazze, ma anche bandiere, stendardi ed altri oggetti contrassegnati da simboli nazifascisti, come le t-shirt e le sciarpe di alcuni gruppi musicali e ultras di estrema destra. Sono stati portati via anche flyer, riviste e altre pubblicazioni con contenuti xenofobi e filonazisti. Sequestrata anche documentazione in formato digitale.

A carico delle persone perquiste sono ipotizzati i reati di apologia del fascismo e le manifestazioni fasciste, oltre alla propaganda discriminatoria su base razziale, anche su internet.
Le manifestazioni
Sotto i riflettori degli investigatori ci sono anche alcune manifestazioni pubbliche – come avvenuto di recente, nella ricorrenza della battaglia del San Martino, episodio fondante della Resistenza nel Varesotto – in cui i militanti di Do.Ra. hanno esposto striscioni o ostentato simboli in cui si esaltavano, con una certa chiarezza, le ideologie totalitarie di destra del ‘900 e i regimi che ne fecero loro piattaforma ideale.
L’attività in rete
Non solo. L’inchiesta ha aperto anche un fronte sulla propaganda in rete. Sono in corso, infatti, accertamenti sulla frequente pubblicazione sui social network – ma anche sui canali di messaggestica telefonica – di contenuti in cui si deridono episodi e vittime della Shoah.

Tra quelli che maggiormente hanno destato scalpore si possono indicare il lungo video celebrativo che ritrae Hitler e altri gerarchi nazisti pubblicato in occasione dell’anniversario della nascita del Führer, l’irridente invito per la festa di Capodanno che ritrae quattro SS in servizio in un campo di concentramento che innalzano le bottiglie di birra in un brindisi. O, ancora, i diversi messaggi celebrativi delle posizioni della nota negazionista tedesca Ursula Haverbeck, morta nel 2024 alla veneranda età di 96 anni, con l’invito a proseguire nel suo nome “la battaglia contro la grande bugia”.