Matrimonio neonazista in Comune a Varese: chi è il cerimoniere Alessandro Limido

Il leader della comunità dei Dodici Raggi ha unito in nozze un militante del suo gruppo e la compagna. L’Anpi: “Identificare i responsabili”

Il frame del video del saluto romano nel cortile di Palazzo Estense; nel riquadro, Alessandro Limido

Il frame del video del saluto romano nel cortile di Palazzo Estense; nel riquadro, Alessandro Limido

Varese, 5 febbraio 2024 – Sotto il bomber, la camicia, rigorosamente nera. Sopra la fascia tricolore. È il look scelto da Alessandro Limido, 44 anni, leader della neonazista Comunità dei Dodici Raggi, per celebrare le nozze fra un militante e la sua compagna. Le immagini, circolate sui social network, imbarazzano anche il Comune di Varese, dato che a dare il via libera alla scelta di Limido come officiante è stato, seppur da prassi e del tutto inconsapevolmente, il sindaco di Varese Davide Galimberti, esponente del Pd lombardo, al suo secondo mandato. Ad aggiungere sale sulla ferita istituzionale c’è la sede del matrimonio, ovvero la sala dedicata alle cerimonie di Palazzo Estense, la storica dimora che ospita il Comune di Varese. Con la coda del saluto romano di gruppo nel cortile dell’edificio.

Chi è Alessandro Limido

Limido è personaggio notissimo alle cronache nere (in tutti i sensi). Figlio dell’ex giocatore di serie A Bruno Limido, con trascorsi anche con la maglia della Juventus, installatore di piscine di professione, si è affermato via via come capo di Do.Ra., la Comunità dei Dodici Raggi apertamente neonazista che ha sede ad Azzate, paese immerso nel verde della Val Bossa.

Nella complicata galassia dell’estrema destra tricolore Do.Ra. rappresenta l’ala misticheggiante, vicina al nazismo di impronta pagana e occultista che ha il suo riferimento ideale in Heinrich Himmler, capo della polizia tedesca all’epoca del Terzo Reich hitleriano. Il simbolo scelto per il gruppo, un sole nero con dodici raggi, è un “omaggio” allo stemma che si trovava in una delle sale principali del castello tedesco di Wewelsburg, già sede operativa delle SS.

Le inchieste a suo carico

Come capo di Do.Ra. Limido è incappato più volte nelle inchieste della magistratura. Di recente è stato condannato in Appello con l’accusa di apologia di fascismo per la vicenda legata alla presentazione del libro “Mussolini ha fatto anche cose buone” firmato da Roberto Filippi. Lo scrittore nel 2019 fu accolto ad Azzate da una serie di manifesti e striscioni targati Do.Ra. in cui si invitava Filippi a levare le tende e, contestualmente, a “non toccare Mussolini”.

Altra condanna, in primo grado, arrivò dopo l’incursione dei militanti di Do.Ra. a Palazzo Estense, per protestare contro la concessione della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre. In quell’occasione Limido se la prese con un dirigente di polizia presente in sala, rivolgendo insulti a lui e a tutto il corpo, venendo successivamente indagato con l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale.

A suo carico, nel 2017, anche un’indagine con l’accusa di voler ricostituire il partito fascista, quando nella sede di Do.Ra., in seguito a perquisizione, vennero trovati armi e materiale propagandistico.

La posizione di Anpi

L’Associazione nazionale partigiani, intanto, chiede che vengano identificati chi si è esibito con il saluto romano al termine del matrimonio neonazista a Palazzo Estense,. “Chiedo – ha affermato il presidente nazionale di Anpi Gianfranco Pagliarulo – che con la massima urgenza le forze dell'ordine procedano all'identificazione di tutti coloro che si sono esibiti nel saluto romano e alla magistratura di aprire un'indagine per violazione delle leggi Scelba-Mancino. Chiedo inoltre come mai, dopo le innumerevoli manifestazioni di natura neofascista e le tante disavventure giudiziarie di cui si è resa protagonista l'associazione Do.Ra., non si sia ancora proceduto per il suo scioglimento".