CRISTIANA MARIANI
Cultura e Spettacoli

Ornella Vanoni, laurea honoris causa alla Statale: “Mai studiato, sono una cialtrona. E ora dottoressa: chissà come sarebbero stati felici i miei genitori”

Milano, ad applaudirla Liliana Segre, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Mahmood, Marco Travaglio, Paolo Fresu, Mario Lavezzi e Samuele Bersani. Il discorso in università: “Felice che sia una rettrice a consegnarmi la laurea. Ormai non ci sono più Jannacci, Dalla, Fo: io sono una sopravvissuta. Gino Paoli c’è ancora, ma non capisce un tubo”

Ornella Vanoni, laurea honoris causa alla Statale: “Mai studiato, sono una cialtrona. E ora dottoressa: chissà come sarebbero stati felici i miei genitori”

Milano – “Una laurea ad honorem a te che sei la più forte” le direbbe il suo amico Marracash, autocitandosi. E una laurea ad honorem Ornella Vanoni l’ha ricevuta davvero. In Musica, Culture, Media, Performance all’Università Statale di Milano. Mercoledì 11 giugno, l’Aula Magna dell’Ateneo di via Festa del Perdono ha accolto la cantautrice simbolo di Milano con una standing ovation. Ad applaudirla nelle prime file tanti volti noti (e amici della stessa Ornella Vanoni): Liliana Segre, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Mahmood, Marco Travaglio, Paolo Fresu, Mario Lavezzi e Samuele Bersani. E fra il pubblico molti giovani. “Da oggi mi do un sacco di arie” ha commentato con l’immancabile ironia e il sorriso sul volto la neodottoressa. La stessa ironia che le fa esclamare: “Non ci sono più Jannacci, Dalla, Fo, io sono sopravvissuta. Gino (Paoli, ndr) c’è ancora, ma non capisce un tubo”.

Io non ho mai studiato, sono una cialtrona – ha raccontato –. I miei sarebbero impazziti dalla gioia a sapere che io ho una laurea. È giusto avermela data? Io non ho mai presunzione di me. Ci sono degli artisti che hanno degli ego pazzeschi, io questo ego sono anni che lo aspetto. Ormai è tardi. Non l’ho mai avuto. Sono stata felice, sono stata contenta, mi sono sentita in certe tournée molto riuscita, ho fatto degli incontri straordinari come Paolo (Fresu, ndr), Mahmood, Fazio, Lavezzi. Ma l’inizio è stato drammatico, ero ignorante in una maniera terrificante”.

Ornella Vanoni e Milano. Ornella Vanoni e l’arte. Anzi, Ornella Vanoni è Milano. Ornella Vanoni è l’arte. “Arte attraverso la quale ha offerto uno sguardo lucido e profondamente umano sul nostro tempo. La sua intelligenza ironica, la sua autenticità ne fanno un punto di riferimento non solo artistico, ma anche civile, in grado di trasmettere valori e consapevolezza” ha sottolineato la rettrice Marina Brambilla.

“Dobbiamo a Ornella Vanoni una testimonianza di curiosità, di interesse verso il mondo. I giovani la amano perché la sentono vera, senza infingimenti e quindi molto vicina a loro. Riesce nella difficile impresa di non uniformarsi. Ha sempre messo la donna al centro dei suoi testi, una donna che non è mai sconfitta. Che sa stare bene con se stessa” ha proseguito.

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L’intervento della Rettrice si è concluso ricordando “che il sapere non è appannaggio esclusivo della teoria, ma vive anche nel gesto artistico, nella voce che emoziona, nella parola che fa riflettere, nella musica che unisce. Che il sapere, l’arte e la bellezza, quando si incontrano, parlano una lingua comune. Un insegnamento prezioso, che in Statale, in questa comunità, plurale, interdisciplinare, aperta, che vive di contaminazioni, trova il proprio luogo di elezione”.

“Quello di Ornella è un canto da attrice, è un canto ‘somatizzato’. Il suo ‘corpo vocale’ o, se si preferisce usare l’espressione di Roland Barthes, la sua ‘grana della voce’ è in funzione del testo: per lei interpretare una canzone vuol dire innanzitutto incarnarla. La stessa Ornella Vanoni ha infatti sottolineato nel suo libro autobiografico che “va bene cantare un testo con le scarpe, ma bisogna soprattutto saperlo cantare ‘a piedi nudi’, per sentire il contatto del corpo con il suolo e ascoltare la vibrazione che ti percorre.

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“Nella sua lunghissima carriera in cui la parola cantata ha sempre continuato a convivere con la parola recitata, in cui la duttilità trasversale ha significato mettere in comunicazione la canzone italiana con mondi sonori che hanno segnato la musica del Novecento come la bossa nova e il jazz, Ornella Vanoni ci ha obbligato, col suo carisma ellittico e sofisticato, a prendere molto sul serio la canzone come fenomeno artistico e culturale, una prospettiva che è stata accettata non senza resistenze in ambito accademico. Così come ci ha obbligati a prendere molto sul serio la voce e la performance vocale anche in senso ‘autoriale’, mentre fino a qualche decennio fa la categoria di “autore” era soprattutto associata al lavoro del paroliere o del compositore” ha sottolineato Emilio Sala, presidente del Collegio Didattico di Musica, Culture, Media, Performance e docente di Musicologia e storia della musica della Statale, durante la sua laudatio.