
Marco Manfrinati al momento dell'arresto
Varese, 10 aprile 2025 – Una condanna a 5 anni e 7 mesi è stata richiesta ieri dal pubblico ministero Maria Claudia Contini per Marco Manfrinati, a processo a Varese per stalking nei confronti della ex moglie Lavinia Limido e della ex suocera Marta Criscuolo.
Il processo per atti persecutori, antecedenti ai terribili fatti del 6 maggio, si è aperto nel mese di giugno dello scorso anno, nel corso della prima udienza Marta Criscuolo, ex suocera dell’imputato, aveva ripercorso i fatti precedenti il massacro del 6 maggio.
Aveva ricordato quanto avvenne nell’estate del 2022, quando Lavinia era fuggita con il figlio dalla casa in cui abitava con Manfrinati, da quel momento era cominciato un periodo terribile per la famiglia Limido, con minacce di morte via sms, insulti, umiliazioni.

L’incubo
Nelle successive udienze Lavinia Limido aveva ripercorso il suo calvario, la vita diventata un incubo, tra le persone chiamate a testimoniare anche la nonna materna che aveva ricordato il clima di terrore in cui viveva tutta la famiglia a causa dei comportamenti di Manfrinati mentre per la difesa l’imputato non era mai stato violento o aggressivo con la ex moglie, ciò che voleva era vedere suo figlio mentre dall’altra parte si agiva per esasperarlo.
Il processo
Ieri nel processo per stalking il pubblico ministero Maria Claudia Contini al termine della requisitoria ha chiesto per Marco Manfrinati la condanna a 5 anni e 7 mesi. Quindi è intervenuto l’avvocato di parte civile Fabio Ambrosetti che ha chiesto un risarcimento immediatamente esecutivo di 150mila euro, 50mila per ogni parte offesa vittima dello stalking compreso Fabio Limido di cui Lavinia e Marta Criscuolo sono eredi.
L’udienza è ripresa nel pomeriggio, la parola alla difesa affidata all’avvocato Fabrizio Busignani che ha respinto punto su punto le accuse a carico del suo assistito per il quale ha chiesto l’assoluzione. Si torna in aula il 26 maggio per le repliche e la sentenza.