
Il “ritardo nella reazione della vittima”, ossia “nella manifestazione del dissenso”, è “irrilevante ai fini della configurazione della violenza...
Il “ritardo nella reazione della vittima”, ossia “nella manifestazione del dissenso”, è “irrilevante ai fini della configurazione della violenza sessuale”. E su ciò “la giurisprudenza è netta”, perché la “sorpresa” di fronte all’abuso “può essere tale da superare” la “contraria volontà”, ponendo la vittima nella “impossibilità di difendersi”. Lo scrive nelle sue motivazioni la Corte di Cassazione che, dopo il ricorso del sostituto procuratore generale di Milano, Angelo Renna, ha disposto l’11 febbraio un processo d’appello bis per l’ex sindacalista della Cisl accusato di abusi su una hostess in forze a Malpensa, e che era stato assolto in primo grado e poi in appello perché, dicevano i giudici, lei in “30 secondi” avrebbe avuto il tempo necessario per opporsi alle molestie.
La vicenda risale al marzo del 2018 quando la hostess Barbara D’Astolto, impegnata in una vertenza con l’azienda di cui era dipendente per dei diritti che le erano stati negati (aveva da poco avuto il secondo figlio), aveva chiesto un consulto al sindacalista. Quell’appuntamento si era poi trasformato in un incubo: il sindacalista la aggredisce e comincia a palpeggiarla. Era così scattata la denuncia nei suoi confronti, un’indagine, il rinvio a giudizio e due processi, finiti entrambi con un’assoluzione, e scatenando per questa ragione polemiche e reazioni. Ora se ne riparlerà davanti ai giudici della Corte d’Appello di Milano, dove il sindacalista dovrà affrontare un nuovo processo.
I.A.