STEFANIA TOTARO
Cronaca

Vimercate, la bancarotta Bames e 850 dipendenti lasciati a casa: la spada di Damocle della prescrizione e il rischio colpo di spugna

Al processo di secondo grado al via oggi a Milano la Procura generale ha chiesto di trasformare l'accusa di bancarotta fraudolenta, per cui il tribunale di Monza ha inflitto pene fino a 8 anni di carcere, in bancarotta semplice, già caduta in prescrizione

I dipendenti della ex Bames hanno seguito tutte le fasi del processo

I dipendenti della ex Bames hanno seguito tutte le fasi del processo

Vimercate (Monza Brianza), 4 Giugno 2025 – Potrebbe venire cancellato dalla prescrizione il fallimento della Bames, la società vimercatese, ex Ibm poi Celestica, fiore all'occhiello della Silicon Valley brianzola e finita invece per chiudere i battenti nel 2013 lasciando a casa 850 lavoratori. Nel processo iniziato oggi davanti alla Corte d’Appello di Milano dopo il ricorso presentato dai sei condannati in primo grado con sentenza del Tribunale di Monza per bancarotta fraudolenta, la Procura generale ha chiesto di modificare l'accusa contestata in quella meno grave di bancarotta semplice, che ormai è caduta in prescrizione. 

Sindacati e dipendenti della Bames, ex Ibm, di Vimercate mobilitati durante le udienze del processo al tribunale di Monza
Sindacati e dipendenti della Bames, ex Ibm, di Vimercate mobilitati durante le udienze del processo al tribunale di Monza

I protagonisti 

Come già era successo in appello ai figli di Vittorio Romano Bartolini, Selene e Massimo, condannati in primo grado a 4 anni e 8 mesi, che in appello hanno ottenuto la prescrizione per bancarotta semplice. Verrebbero quindi annullate le pene inflitte dai giudici monzesi dopo un lustro di udienze: 8 anni all'anziano patron Vittorio Romano Bartolini, 6 anni al manager omonimo Giuseppe Bartolini, 4 anni e mezzo all'ex presidente di Celestica Italia Luca Bertazzini e al membro del collegio sindacale Riccardo Toscano, 4 anni e 3 anni e 8 mesi ai colleghi Salvatore Giugni e Angelo Interdonato. 

Le pene ridotte inflitte al processo di primo grado a Monza hanno scatenato la rabbia e l'indignazione degli ex dipendenti
Le pene ridotte inflitte al processo di primo grado a Monza hanno scatenato la rabbia e l'indignazione degli ex dipendenti

Provvisionale di 5 milioni 

Il Tribunale aveva disposto una provvisionale di 5 milioni di euro sul risarcimento dei danni alla curatela del fallimento e 5mila euro di danni morali ciascuno ai 63 ex lavoratori parti civili. La Procura di Monza aveva chiesto condanne fino a quasi 10 anni parlando di "distrazioni dolose". Sotto accusa un contratto di lease back e un finanziamento con cui Bames ha ottenuto circa 87 milioni di euro.

"Non vogliamo un cimitero ma posti di lavoro", uno degli slogan gridati
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Denaro che, secondo la pubblica accusa, era servito per acquistare partecipazioni in altre società e per finanziare altre aziende del Gruppo. La difesa degli imputati sostiene che l'obiettivo era quello di ricollocare i dipendenti con un piano di reindustrializzazione condiviso con tutte le parti sociali che poi invece è naufragato a causa delle peggiorate condizioni del mercato del lavoro. 

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Finanziamenti sotto la lente 

Per il Tribunale monzese erano leciti solo i finanziamenti effettuati dalla società Bames in esecuzione dei Protocolli di Intesa, mentre le altre somme contestate erano bancarotta fraudolenta per distrazione. La Procura generale, che ha portato avanti un concordato con gli imputati, tranne Luca Bertazzini, per contestare la bancarotta semplice, ha invece parlato di "imprudenza" delle operazioni industriali.

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Soltanto Vittorio Romano Bartolini (sul cui capo pende una recidiva che potrebbe far saltare la prescrizione) ha versato un obolo ai lavoratori. Ma il colpo di spugna varrebbe per tutti. "Sarebbe un calcio alla giustizia per un fatto grave consumato sulla pelle dei dipendenti, che avevano perso lavoro e stipendio", dicono gli operai. Si torna in aula a settembre.