Cairate (Varese), 6 marzo 2024 – “Adesso la moda dei ragazzi è scambiarsi i vestiti, le felpe, i pantaloni, le scarpe, i cellulari quindi potrebbe essere chiunque con la felpa di mio figlio”. Queste le parole inedite dei genitori di Douglas Carolo, uno dei due ragazzi arrestati (l’altro è Michele Caglioni, ndr) con l’accusa di omicidio di Andrea Bossi, il ventiseienne ucciso a Cairate con un solo fendente alla gola, pronunciate oggi in diretta ai microfoni di ‘Pomeriggio Cinque’ – il programma condotto da Myrta Merlino su Canale 5.
Michela e Alberto Carolo, rispondendo alle domande su quanto sarebbe accaduto quel giorno, hanno detto: “Mi ha chiamato una mattina presto un carabiniere dicendomi che mio figlio era stato arrestato. Non era a casa con noi, era da amici a Gallarate. Non mi hanno potuto dire il motivo dell’arresto perché mio figlio è maggiorenne. Nostro figlio dormiva spesso fuori casa, anche dalla nonna paterna, da amici, dalla morosina, insomma, aveva una vita come quella dei giovani di oggi”.
Poi, hanno parlato anche dei precedenti penali di loro figlio: “La rapina è una scemata fatta da ragazzi stupidi, volevano prendere i soldi a una prostituta, lei gli ha tirato la borsetta per difendersi, loro sono andati avanti trecento metri e poi Douglas è voluto tornare indietro per restituire, nel mentre tornava è arrivata la polizia e li hanno presi. Anche per la questione delle biciclette rubate è stata una ragazzata, è venuto qui a casa dove ci sono vicini i Carabinieri, se sapeva fosse rubata non sarebbe venuto”.
Nell’interrogatorio di qualche giorno fa, Douglas Carolo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quindi, il giovane non ha confermato le dichiarazioni fatte in carcere venerdì scorso davanti ai legali, quando aveva affermato che lui quella sera a casa di Andrea Bossi nemmeno c’era, di essere stato assieme ad altri amici ben lontano dalla palazzina di via Mascheroni. Di avere un alibi, insomma. Suggestioni che, però, non hanno trovato riscontri, e comunque in contrasto con la ricostruzione di quella tragica notte fatta dai magistrati bustocchi con prove e immagini, quelle sì, circostanziate. Da qui la decisione di scegliere la strada del silenzio. Per non complicare la propria posizione.