Due destini personali così diversi che s’incrociano all’alba della vita adulta e insieme percorrono un tratto di strada fino ad arrivare a uno sbocco tragico. Sono quelli di Michele Caglioni e Douglas Carolo, i due ventenni accusati dell’omicidio del loro (quasi) coetaneo Andrea Bossi. Entrambi alla ricerca di una traiettoria da percorrere nella vita. ll primo che la cerca, col sostegno di due genitori che gli vogliono bene, nella musica. Il secondo, nato in Brasile e adottato, al quale l’affetto della famiglia che lo porta in Italia non manca di certo, che però, su quella strada, inciampa e finisce nei guai già a 18 anni. Percorsi paralleli che s’incontrano. Un’amicizia. Un monopattino in comune col quale, quella maledetta sera del 26 gennaio, raggiungono la casa di Bossi.
Eppure caratteri così agli antipodi. Ha l’estro artistico e soprattutto musicale Caglioni, che spera un giorno di poter approdare a un talent show dove le sue doti da cantante possano farlo diventare famoso. Trova intanto lavoro nel settore della ristorazione. Un contratto a termine, certo. Mamma e papà ne vanno comunque fieri. Al cuore però non si comanda, e quando un anno fa, marzo 2023, il cantante canadese Shawn Mendes, idolo dei giovanissimi della generazione Z, viene a Milano per le sfilate di Tommy Hilfiger, Michele corre nel Quadrilatero della Moda per incontrarlo e scattare una foto assieme. Da postare inevitabilmente su Instagram. "Sono fiero di averti conosciuto, sei una bellissima persona; essere riuscito a incontrarti è stato il giorno più bello della mia vita...". Douglas Carolo dei due è quello con la testa “più calda“. Ha un passato da atleta in una società sportiva di Samarate. Il fisico di chi fa palestra gli dà probabilmente quel carisma che a vent’anni può farti sentire invincibile. Ma non lo è, e due anni fa si prende una condanna (con pena sospesa) per una rapina a una prostituta.
In questi giorni il profilo Instagram di Caglioni è stato colpito da una miriade di insulti. Irriferibili. Inviti a fargliela pagare in carcere. Fino all’istigazione al suicidio. La madre ha fatto gli screen di questa tempesta d’odio. Intenzionata a denunciare il tutto. "Chi ha insultato mio figlio non la passerà liscia".