Rosella Formenti
Cronaca

Cairate, omicidio Andrea Bossi: Douglas Carolo nega le accuse. I legali: “Non ha ucciso nessuno, era a casa di amici”

Gli avvocati raccontano quanto dichiarato dal 20enne. Michele Caglioni sta collaborando

Douglas Carolo e Michele Caglioni, al centro la vittima Andrea Bossi

Douglas Carolo e Michele Caglioni, al centro la vittima Andrea Bossi

Cairate (Varese), 2 marzo 2024 – Ci sono aspetti ancora da chiarire nell’omicidio di Andrea Bossi, il ventiseienne ucciso nella sua abitazione in via Mascheroni a Cairate, nella tarda serata del 26 gennaio. Indiziati del delitto i due giovani arrestati il 28 febbraio, Douglas Carolo, 20 anni di Samarate, e l’amico Michele Caglioni, 21enne di Cassano Magnago.

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Oggi compariranno davanti al gip Veronica Giacoia. Carolo, che ha precedenti per una rapina a una prostituta di due anni fa e da qualche tempo frequentava la vittima, ieri ha incontrato nel carcere di Busto Arsizio il legale che lo difende, l’avvocato Vincenzo Sparaco.

Il ventenne ha negato ogni addebito. «Il nostro assistito nega tutte le accuse», ha detto l’avvocato Sparaco. «Ha dichiarato di non aver ucciso nessuno, addirittura di non trovarsi nemmeno nell’abitazione della vittima quella sera, bensì a casa di altri amici».

L’altro indagato, Caglioni, difeso dall’avvocato Luigi Ferruccio Servi, starebbe invece collaborando con gli inquirenti ai quali avrebbe fornito indicazioni importanti per ritrovare alcuni oggetti spariti dall’abitazione di Bossi tra cui il posacenere che sarebbe stato usato per stordire il 26enne prima della coltellata mortale alla gola. Tra gli oggetti fatti sparire dopo l’omicidio e ritrovati, oltre ai gioielli rivenduti nei giorni successivi a quattro Compro Oro, anche due mazzi di chiavi e un bicchiere sul quale, presumibilmente, potrebbero essere individuate delle impronte. Sequestrato a Caglioni un monopattino probabilmente utilizzato dai due presunti assassini per arrivare in via Mascheroni.

Al termine delle indagini condotte dai carabinieri è stato formulato quello che il procuratore Carlo Nocerino ha definito «quadro indiziario adeguatamente motivato» che ha portato in carcere i due giovani. Oggi l’interrogatorio, da chiarire il movente, potrebbe essere confermato quello economico, e chi dei due abbia sferrato la coltellata mortale che ha spezzato la vita al giovane di Fagnano Olona che gli amici chiamavano «il gigante buono».