
L’impianto di incenerimento dei rifiuti Neutalia (ex Accam) situato in via Arconate
Busto Arsizio (Varese) – Che fine ha fatto l’indagine epidemiologica? È la domanda del Comitato No Inceneritore che fa sentire di nuovo la sua voce riguardo all’impianto Neutalia (ex Accam) di via Arconate, nel rione di Borsano, a Busto Arsizio e allo scenario futuro dell’attività di smaltimento, indicato nel piano industriale da 100 milioni di euro.
"Il Comitato No Inceneritore di Busto Arsizio – scrive – prende atto con estrema preoccupazione che sull’attuale stato dell’indagine epidemiologica relativa all’impatto sulla salute dei cittadini dell’ultra-cinquantenario inceneritore di Borsano, non si sa ancora nulla". Un’indagine più volte sollecitata mentre, continua la nota "l’attesa dura oramai da quasi 9 mesi, dopo l’impegno del consiglio comunale di Busto Arsizio davanti alla richiesta del consigliere comunale Emanuele Fiore".
Quindi ribadisce la sua posizione, "La tutela della salute dei cittadini deve venire prima di ogni business, e la chiusura dell’inceneritore di Vercelli (coevo di quello di Busto) già da 10 anni è lì a ricordarcelo, insieme agli esiti scioccanti proprio dell’indagine epidemiologica fatta per quell’impianto". Ed ecco allora la domanda, "che fine ha fatto l’indagine epidemiologica" riguardo all’impatto sulla salute dell’impianto di Borsano? Il Comitato fa rilevare quindi gli investimenti con soldi pubblici da destinare all’impianto per mantenerlo aperto per altri 25 anni e sottolinea "per ottemperare ai faraonici impegni del piano industriale di Neutalia da 100 milioni di euro. Dov’è il beneficio per la collettività?" Ancora una domanda "perché non investire sulla tutela e prevenzione della salute?".
Prosegue il Comitato: "Per noi è estremamente difficile comprendere perché chi, amministrando una città, non agisca con forza, solerzia e determinazione nel pretendere di ottenere al più presto possibile i dati sulle conseguenze sulla salute dei cittadini che dovrebbe rappresentare. La salvaguardia e la prevenzione dovrebbero essere pensiero comune nell’interesse di tutti e degli amministratori locali in primis. Vivere in un ambiente sano riduce i rischi per la salute e riduce la pressione sugli ospedali pubblici allo stremo così come le tasche dei contribuenti che non riescono a sostenere la spesa della sanità privata e che, invece, vedono i soldi delle proprie tasse investiti contro la tutela della loro qualità di vita. Chiediamo che si cambi registro".