REDAZIONE LEGNANO

Busto Arsizio, 30 anni di lotta per la chiusura dell'inceneritore

I cittadini di Busto Arsizio da più di 30 anni chiedono la chiusura dell'inceneritore, ma il piano industriale ne prevede l'attività fino al 2047. Un solo consigliere vota contro, invocando un'indagine epidemiologica.

Busto Arsizio, 30 anni di lotta per la chiusura dell'inceneritore

Sono trascorsi più di trent’anni dalla prima mobilitazione contro l’inceneritore, tre decenni in cui comitati e ambientalisti ne hanno sempre chiesto la chiusura proponendo allo stesso tempo modalità di smaltimento più rispettose dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Voci inascoltate mentre per il sito di via Arconate si profila l’attività fino al 2047, come indicato dal piano industriale di Neutalia, la società che gestisce l’impianto ex Accam, con un investimento di 110 milioni. Arrivato in Consiglio comunale, il documento è stato approvato con 17 voti favorevoli (la maggioranza di centrodestra, cui si sono aggiunti i voti di Busto al Centro e di Popolo Riforme e Libertà), cinque astenuti (i consiglieri comunali di Pd e Progetto in Comune), un solo contrario (Emanuele Fiore, consigliere del Gruppo Misto ed esponente del Comitato No Inceneritore).

Deluso e amareggiato Fiore dopo l’approvazione del piano: "Alla fine tutti come buoni soldatini hanno obbedito al generale, senza pensare prima di tutto alla salute delle persone, che per noi è la priorità". Per l’esponente del Comitato No Inceneritore ora "bisogna sollecitare l’indagine epidemiologica, noi lo facciamo da mesi, ma finora non abbiamo riscontri. Ribadisco che non si può approvare un piano di investimenti che prolunga la vita a un impianto che per noi è invece da chiudere senza conoscere nel dettaglio quale sia stato il suo impatto sulla salute dei cittadini nei decenni di funzionamento".

E ancora: "Ho ricordato in Consiglio comunale alcuni dati di un precedente studio, che va completato: è scritto nero su bianco che ci sono stati 4mila ricoverati in 50 anni per problemi respiratori dovuti all’inceneritore. Vedremo cosa dirà la nuova indagine e quanto ci costerà mantenere accesi i forni che andrebbero invece spenti come diciamo da tempo".

R.F.