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Alessandro Gassman bacchetta il sindaco di Gallarate: “Tolga il nome di mio padre al teatro del Remigration Summit”

L’attore ha pubblicato un messaggio per il leghista Andrea Cassani, dopo il vertice dell’estrema destra internazionale. La sala dal 2006 porta il nome di papà Vittorio: “Morti e deportazioni, la sua famiglia vittima dei nazifascisti”. La replica del primo cittadino: era un uomo di valore, non avrebbe combattuto con la censura aprioristica le idee altrui

Alessandro Gassmann e, a destra, il suo messaggio su Instagram

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Gallarate, 19 maggio 2025 – Alessandro Gassmann contro il sindaco di Gallarate Andrea Cassani (leghista e segretario provinciale del Carroccio). Il motivo? L’ospitalità garantita al Remigration Summit, adunata (di scarso successo) dei gruppi di estrema destra europei, tenutasi sabato nel teatro Condominio della città dei due galli.

Una sala intitolata dal 2006 a Vittorio Gassmann, monumento dello spettacolo italiano e padre dell’attore reso noto da numerose interpretazioni al cinema e in tv.

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L’attacco

Gassmann ha reso noto il suo pensiero un paio d’ore fa con una storia su Instagram. Nel testo, su sfondo nero, l’interprete della serie “I bastardi di Pizzofalcone” si rivolge direttamente al primo cittadino leghista.

“Messaggio per il sindaco leghista di Gallarate – questa l’introduzione di Gassmann, che poi continua – Caro sindaco leggo che nel teatro intitolato a mio padre nella vostra cittadina, ieri (sabato, in realtà ndr) è avvenuta la riunione internazionale dei partiti di estrema destra europei (neofascisti e nazisti). Se nelle sue intenzioni vi è quella di continuare a ospitare in un luogo di cultura, manifestazioni con slogan razzisti e illiberali, le chiedo di togliere il nome di mio padre al suddetto teatro. Mio padre – chiude Gassmann – ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti. Grazie”.

Il riferimento, come già raccontato da Alessandro Gassmann in suo intervento su Shalom.it, è a due cugine di sua nonna Luisa, insegnanti a Pisa, che furono deportate e uccise. Lo stesso Vittorio, spiegò il figlio, si era salvato nel corso della dittatura fascista, perché giocava nella nazionale di pallacanestro.

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Il nodo

L’organizzazione del Remigration summit a Gallarate è stata fonte di polemiche e manifestazioni di dissenso. A Milano, sabato, si sono tenuti un presidio voluto da partiti di centrosinistra e sindacati, oltre che a un corteo delle frange antagoniste, sfociato in incidenti con la polizia. Anche a Gallarate sono scesi in piazza gli antifascisti, contestando l’evento xenofobo a cui hanno partecipato anche esponenti locali e regionali della Lega. 

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Il primo cittadino Andrea Cassani ha rimarcato di non aver concesso via libera formali – la gestione del teatro è in mano a un soggetto terzo – ma ha comunque sostenuto il diritto degli estremisti a esporre le loro idee, appellandosi alla “libertà di parola”. Vittorio Gassman, "uomo di cultura eclettico, non ebbe mai paura di esternare la propria appartenenza politica" e "come tutte le persone di valore, che hanno fatto la storia del nostro Paese, probabilmente non avrebbe combattuto con la censura aprioristica le idee altrui ma con la forza di idee più convincenti" ha detto il primo cittadino. I gestori del teatro, da parte loro, in un post su Facebook hanno sostenuto le loro “buona fede” e “ingenuità” nell’accettare una richiesta arrivata “in fretta”. Peggio la toppa del buco, ha sostenuto qualcuno.

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