Professione “libero“: "Il mio primo anno da titolare?. Ora so di valere la Superlega"

Alessandro Piccinelli, dopo i cinque anni a Perugia, dall’estate scorsa veste la maglia di Cisterna di Latina "La lontananza da Lodi mi pesa, ma spero in futuro di riuscire ad avvicinarmi di più a casa".

Professione “libero“: "Il mio primo anno da titolare?. Ora so di valere la Superlega"

Professione “libero“: "Il mio primo anno da titolare?. Ora so di valere la Superlega"

Alla fine del mese scorso ha compiuto 27 anni. E, con la maglia della Top Volley Cisterna di Latina, sta disputando la sua settima stagione consecutiva in Superlega di volley. Alessandro Piccinelli, lodigiano doc, 189 centimetri di altezza, gioca nel ruolo di libero e ha un palmares d’eccellenza in cui figurano il Mondiale per club, la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia ovviamente di A1 vinti nel 2022 con Perugia. Il pallavolista di Lodi però, l’anno precedente era diventato campione europeo con la Nazionale italiana allenata da Ferdinando “Fefè” De Giorgi nella finale di Katowice in cui gli azzurri si imposero per 3-2 sulla Slovenia. In bacheca poi il 27enne ha anche, sempre con la maglia di Perugia, altre due Supercoppe italiane (nel 2019 e 2020) e un’altra Coppa Italia nella stagione 2018-2019.

Alessandro, perchè la pallavolo?

"È lo sport che ho praticato fin da bambino e che poi ho deciso di far diventare la mia vita e il mio lavoro. Come dicono i miei genitori sono “nato con la palla in mano”. Avevo provato anche con altri sport, come ad esempio il basket, ma la pallavolo mi ha conquistato, pur non essendo sport di famiglia in quanto mia mamma e mio papà erano karateki".

A che età ha iniziato?

"Avrò avuto 8 o 9 anni. Ho iniziato alla “Pgm Lodi” con Daniele Zaccaria come allenatore e Paolo Bianchi come presidente. Poi quando ero in seconda media mi sono spostato al Segrate, grazie a Daniele Zaccaria che lavorava anche con il settore giovanile di quella società. Ho fatto un provino, che è andato bene e così ho deciso di intraprendere la mia carriera con loro. Al Segrate sono rimasto fino alla quarta superiore disputando i campionati di Prima divisione, Serie D e poi fino alla B. Nelle varie estati, poi, disputando le finali regionali, già da quando avevo 15 anni sono entrato nel giro delle Nazionali. Prima quella Allievi, poi Pre-Juniores, Juniores, Under 23 e Seniores".

Giocava già da “libero”?

"No. Io, allora giocavo nel ruolo di schiacciatore-ricettore oppure come opposto. Ero il giocatore dal braccio pesante. Fu poi Mario Barbiero, coach dell’Italia Pre-Juniores a propormi il cambio di ruolo, visto che comunque ricevevo anche bene. È stata la mia fortuna".

Poi come è proseguita la sua carriera?

"Dal Segrate sono passato al Club Italia, vivendo per due anni a Roma. Gli anni della quinta superiore e del primo anno di università. Quindi mi sono riavvicinato a casa e ho vestito la maglia del Milano. Dopo un solo anno è arrivata la chiamata di Perugia".

Che università ha frequentato?

"Mi ero iscritto alla Sapienza di Roma, nella facoltà di Economia. Poi dopo il trasferimento a Milano ho proseguito con l’università telematica, come fanno praticamente tutti gli atleti di alto livello, e nel 2021 mi sono laureato in Economia. Devo riconoscere che il periodo del Covid, con lo stop ai campionati, mi ha aiutato molto dal punto di vista dello studio".

Tornando alla carriera sportiva?

"La chiamata di Perugia, un top team, era di quelle a cui non si poteva dire di no. Ricordo che era arrivata tra giugno e luglio e io avevo già firmato un contratto con Brescia. Avrei dovuto iniziare là la mia prima stagione da titolare. Ma mi chiamò il mio procuratore e mi disse dell’offerta dall’Umbria. Per un ragazzo di 20 anni era un’occasione unica. Ho rescisso subito con Brescia, cercando di far capire i motivi della mia scelta. A Perugia poi sono rimasto cinque anni e dall’estate scorsa sono “in prestito” a Cisterna di Latina, dove sto giocando la mia prima annata da titolare. Con Perugia però ho ancora altri due anni di contratto".

I cinque anni a Perugia, immagino siano stati impegnativi ed entusiasmanti allo stesso tempo...

"Ho avuto una crescita esponenziale. Ho potuto giocare e allenarmi con grandissimi campioni, quelli che sono arrivati all’apice di questo sport nella mia epoca. E sotto la guida di altrettando grandi allenatori. Ho potuto anche arricchire il mio palmares con tanti trofei. Adesso mi mancano solo la Champions e lo scudetto. Spero di conquistare entrambi questi traguardi. A Perugia ha anche immagazzinato un bagaglio di consigli ed esperienze che tuttora mi sono utili".

A Cisterna di Latina come si trova?

"Bene. Ho fatto questa scelta per capire il mio livello. Ho 27 anni e la carriera di uno sportivo non è molto lunga. Per fortuna quella di un “libero” un po’ di più. Però era giusto capire quanto valgo. Forse era un passaggio da fare anche prima. Adesso che, dopo essere stato sempre all’ombra di un “mostro” come Max Colaci ho iniziato a prendere campo, mi piacerebbe continuare il percorso da titolare anche in futuro. A Cisterna mi sto trovando bene, è una città piccola e in cui c’è tutto a portata di mano e si lavora bene. Anche i risultati stanno arrivando e stiamo andando oltre l’obiettivo della salvezza prefissato. Vogliamo portare sempre più persone al palazzetto"

Nel ruolo di libero ha un idolo o modello?

"Ho lavorato cinque anni con Max Colaci e per me è motivo di ispirazione. È un esempio, oltre che per come si prepara fisicamente anche adesso che ha 39 anni alle grandi sfide, anche per come lo fa mentalmente".

E se dovesse dire qual è l’allenatore a cui è più grato?

"Direi tutti, perchè tutti mi hanno fatto imparare molto. Ma se proprio dovessi fare un nome direi Massimo Eccheli, per come mi ha formato da giovane. Poi io ho avuto la fortuna di essere allenato da grandissimi, Lorenzo Bernardi, Vital Heynen, Andrea Anastasi, Andrea Giani, Fefè De Giorgi e adesso anche Guillermo Falasca".

Ogni quanto torna a Lodi?

"Quest’anno in modo particolare sto tornando molto poco. La distanza c’è e con un solo giorno libero alla settimana non è facile. Sono riuscito a tornare dai miei solo quando abbiamo giocato in campionato a Milano. Al mio fianco comunque ho Beatrice, che mi è sempre stata vicina negli ultimi anni e che dal giugno scorso è diventata mia moglie. Lodi mi manca. Si lascia sempre un pezzo di vita. Ho ancora tutti e quattro i nonni (quello materno è Luigi Tosarello, ex presidente del Coni di Lodi, ndr). In futuro mi piacerebbe avvicinarmi un po’ di più a casa. Dalla mia famiglia comunque ho sempre ricevuto tanto appoggio".

Quali sono i suoi luoghi del cuore di Lodi?

"Il centro con la piazza. Poi la Faustina dove da bambino con mio nonno Luigi trascorrevo tantissimo tempo e la zona di via Grandi, dove c’era il centro commerciale. Qui sempre mio nonno Luigi aveva la cartoleria".

La Nazionale azzurra resta un obiettivo da perseguire?

"Sicuramente. Il titolo europeo conquistato con quella convocazione inaspettata è stata una grandissima emozione. Io considero anche di avere vinto anche un pezzo del Mondiale vinto nel 2022, in quanto avevo partecipato al collegiale di preparazione e fino all’ultimo ero stato con gli altri ragazzi. Questo è l’anno olimpico e sarebbe bello rientrare nel gruppo. So che la concorrenza nel mio ruolo è molto agguerrita, sia di giovani che di giocatori di esperienza. Da parte mia quest’anno metterò sul piatto le mie prestazioni da titolare e me la giocherò fino alla fine". Tiziano Troianello