Tartano, una lunga scia di roghi dolosi. Movente, l’ipotesi è la vendetta

Tra i colpiti dal presunto piromane, Giovanni Oteri, una donna e un turista che lo denunciarono per altri episodi

Giovanni Oteri

Giovanni Oteri

Tra i danneggiati degli ultimi incendi dolosi a Tartano, Morbegno e Talamona, per i quali ora si trova in carcere Giovanni Oteri, 61 anni, originario di Messina, da un ventennio trapiantato nel piccolo borgo sulle Orobie, anche Doris Borla (auto distrutta dal fuoco) e il turista comasco Antonello Zibra, ossia due delle persone che con altri proprietari di case della frazione Campo hanno da tempo vertenze con Goter, come ama farsi chiamare l’arrestato, alcune delle quali conclusesi di recente con la condanna al risarcimento per complessivi 18mila euro. E una di tali cause, per il mancato risarcimento, è ora sfociata con l’azione di pignoramento dell’alloggio abitato da Oteri e situato al piano inferiore a quello dei coniugi Zibra e Balzarotti che, nei giorni scorsi, si incendiò. Il comasco, nel presentare querela contro ignoti, riferisce ai carabinieri che l’ultima volta che era stato a Tartano fu a novembre e di avere chiuso tutto bene, compreso la bombola del gas, lasciando in funzione solo l’energia elettrica per il funzionamento delle telecamere che si era visto costretto a installare 4 anni fa per i ripetuti danneggiamenti subiti. E quando i militari fanno un sopralluogo nell’appartamento di Goter trovano un foro sul soffitto nella camera da letto che corrispondeva, al piano di sopra, alla pavimentazione maggiormente bruciata della camera da letto dei coniugi di Rovellasca, ovvero il verosimile punto di innesco del fuoco.

Quando gli investigatori, con mandato del pm Giulia Alberti, l’11 gennaio si recano a casa del super sospettato per una perquisizione dei locali e della vettura lui afferma di non detenere alcun materiale incendiario, mentre in realtà gli uomini dell’Arma trovano in auto una pompa di plastica a mano per giochi d’acqua che emana un forte odore di carburante e al cui interno ci sono goccioline di un liquido verosimilmente combustibile. "La pompetta è di mio nipote. La uso per prelevare carburante da una tanica", si difende l’indagato. Ma nelle 11 pagine di ordinanza cautelare firmata dal gip Antonio De Rosa sono tanti altri gli elementi citati a carico di Goter. E spunta come possibile movente quello della vendetta.