GIULIA BONEZZI
Salute

L’incubo colpo di calore, il vademecum di Filippo Galbiati: a rischio pure sani e giovani. Ecco i sintomi e cosa fare

Il direttore della Medicina d’urgenza e del Pronto soccorso dell’ospedale Niguarda: “Vediamo molte situazioni di disidratazione e alterazioni metaboliche nella popolazione fragile. In queste giornate soprattutto gli anziani dovrebbero evitare di uscire dopo le 10 e prima delle 18.30”

Filippo Galbiati illustra i rischi dei colpi di calore frequenti in questi giorni di caldo record

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Milano, 2 luglio 2025– Lunedì le quattro sale operative dell’Areu hanno gestito quasi 4.300 richieste di soccorso sanitario, il 15% più di una settimana prima e oltre duemila classificate come “medico acuto”, la categoria in cui rientrano i malori legati all’ondata di calore, soprattutto dall’area metropolitana di Milano. Ieri i vigili del fuoco sono saliti insieme al 118 sul Duomo per recuperare in toboga una turista cinese di 66 anni che era svenuta durante la visita alle terrazze, poco prima di mezzogiorno: è stata portata al Policlinico in codice giallo, era molto disidratata ma non aveva, per fortuna, un colpo di calore, raro ma pericolosissimo - è una delle ipotesi sulla morte del piccolo imprenditore in un cantiere nel Bolognese - che era comunque imperativo sospettare, in queste condizioni climatiche. E questo sospetto impone poche cose precise da fare, in testa chiamare il 112, spiega Filippo Galbiati, direttore della Medicina d’urgenza e del Pronto soccorso dell’ospedale Niguarda che fa un quinto degli accessi in Ps di tutta la città. Lunedì sono stati circa 300, con 23 ricoveri “e cinque, sei erano di ultraottantenni con problemi anche legati all’esposizione alle alte temperature”.

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Filippo Galbiati, direttore della Medicina d’urgenza e del Pronto soccorso dell’ospedale Niguarda
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Quali problemi genera un’ondata di calore?

“Ci sono due situazioni alle quali prestare attenzione. I casi cui accennavo, che stanno impattando anche sul nostro Pronto soccorso, sono sindromi calore-correlate che colpiscono soprattutto persone anziane, con una difficoltà intrinseca di autoregolazione della temperatura, in particolare se hanno anche disturbi di natura cardiologica, nefrologica o metabolica. Vediamo molte situazioni di disidratazione e alterazioni metaboliche in questa popolazione fragile. Nei casi meno gravi riusciamo a reidratarli in osservazione breve (i letti all’interno del Ps, ndr) e mandarli a casa con le dimissioni protette, controllati a domicilio dai nostri infermieri di famiglia attraverso i servizi distrettuali del Municipio 9”.

E l’altra situazione?

“È il colpo di calore: una sindrome molto grave che può portare alla morte. E colpire anche persone sane e giovani; rischia particolarmente chi fa lavori pesanti ad alte temperature. Quest’anno fortunatamente non ne abbiamo visti, ma l’estate scorsa abbiamo gestito tre casi gravi. Sono emergenze mediche per le quali applichiamo protocolli di trattamento avanzati”.

Cosa succede tecnicamente?

“L’organismo, a causa dell’esposizione a temperature elevate e alti tassi d’umidità, non riesce più a disperdere il calore. E s’innesca un circolo vizioso, perché il primo organo a essere colpito è il sistema nervoso centrale: proprio quello deputato a questa autoregolazione”.

Quali sono i sintomi?

“I primi sono sintomi neurologici: nausea, vertigini, senso di svenimento, capogiri, offuscamento del visus (la vista, ndr)...”

Che fare in questi casi?

“Chiedere subito aiuto, sdraiarsi in un punto fresco, bagnare la pelle con acqua fresca. E chiamare immediatamente il 112”.

Bere no?

“Se la persona è cosciente può anche bere, ma bagnare è meglio perché c’è il rischio che svenga e inali l’acqua. Infatti ci si sdraia per prevenire cadute”.

E una volta in pronto soccorso, poi, che succede?

“Scatta un protocollo condiviso con Ats per la gestione urgente del colpo di calore. L’obiettivo è abbassare rapidamente la temperatura, perché quando un organismo arriva a 40, 41 gradi e non ha più capacità intrinseca di autoregolazione il primo a risentirne è il sistema nervoso centrale ma poi tutti gli organi vanno in sofferenza, anche il sangue. Ci sono diverse tecniche: dalle infusioni di flebo fredde all’applicazione di ghiaccio all’inguine e in altre parti del corpo in cui passano grossi vasi; nei casi più gravi si utilizza un sondino per irrigare stomaco e intestino con liquidi più freddi”.

Tornando invece all’altra situazione, quella delle sindromi calore-correlate...

“Le raccomandazioni fondamentali per prevenirle sono tre. La cosa più importante che ci aiuta a regolare la temperatura del corpo è l’acqua: bisogna mantenersi ben idratati, soprattutto le persone fragili, quelle anziane ma anche le donne al terzo trimestre di gravidanza. E chi assume farmaci diuretici, che fanno perdere molta acqua, o anti-ipertensivi, che possono far abbassare troppo la pressione combinati al caldo che ha lo stesso effetto, è opportuno che senta il medico di base per modificare, eventualmente, la posologia (i dosaggi, ndr)”.

E la terza?

“In queste giornate soprattutto gli anziani dovrebbero evitare di uscire dopo le 10 e prima delle 18.30”.