ROBERTO CANALI
Cronaca

Ragazza morta in un rave party abusivo alla diga di Roggiasca. Italiano di 37 anni sotto accusa in Svizzera

La festa fra le montagne del Canton Grigioni. Una ragazza si sentì male: lui deve rispondere di omissione di soccorso. Un 42enne è stato prosciolto: fu lui a portare la diciannovenne in ospedale a Bellinzona

La Polizia cantonale I fatti risalgono al 27 novembre del 2022 quando alla diga di Roggiasca fu organizzato il rave

La Polizia cantonale I fatti risalgono al 27 novembre del 2022 quando alla diga di Roggiasca fu organizzato il rave

Chiavenna (Sondrio), 12 maggio 2025 – Rischia di essere incriminato per omissione di soccorso da un tribunale Svizzero un trentasettenne italiano accusato di essere tra gli organizzatori di un rave party abusivo nel corso del quale perse la vita una ragazza di 19 anni. I fatti risalgono al 27 novembre del 2022 quando la diga di Roggiasca, nel Comune di Roveredo, a oltre 900 metri di quota, fu scelta per ospitare la festa di musica tecno organizzata senza chiedere alcun permesso, approfittando della zona particolarmente isolata. 

Tam tam su Telegram 

Nel paesino del Canton Grigioni arrivarono molti ragazzi e ragazze da un po’ tutta la Svizzera e parte del Nord Italia, grazie al passaparola e al tam tam via Telegram o sui siti del dark web più difficili da individuare da parte dell’autorità giudiziaria.

L’incidente avvenne durante la prima notte di festa quando la ragazza, appena diciannovenne, arrivata alla diga con alcuni amici, si sentì male mentre ballava e, anziché venire soccorsa e portata in un ospedale, fu adagiata in un furgone confidando che si sarebbe ripresa. Solo nel pomeriggio del giorno dopo, quando ormai non dava quasi più segni di vita, la giovane è stata caricata in auto e trasportata all’ospedale di Bellinzona da quattro persone, tre ragazzi e uno degli organizzatori, che praticamente la abbandonarono all’interno del Pronto Soccorso.  

Soccorsi inutili 

Nonostante i tentativi dei medici di rianimarla, la giovane morì poco dopo e a questo punto è scattata l’inchiesta penale coordinata dal procuratore pubblico Lorenzo Baldassarre. Le indagini, basate sull’accusa di omissione di soccorso, all’inizio riguardavano tutti e tre gli organizzatori, vista la difficoltà nel riuscire a risalire all’identità degli altri partecipanti: il 37enne italiano, un 26enne svizzero del Canton Ticino e un 42enne italiano. 

Omissione di soccorso 

Quest’ultimo alla fine dell’anno scorso è stato prosciolto perché, nel suo caso, non è stato possibile dimostrare l’omissione di soccorso, anzi l’inchiesta ha permesso di ricostruire che fu proprio lui a portare in auto la ragazza fino all’ospedale di Bellinzona in un tentativo, seppur disperato, di soccorso. Rimangono in piedi le contestazioni per l’altro italiano e il ticinese che adesso, una volta firmati i decreti di accusa, potranno decidere se accettare e riconoscere anche la richiesta di risarcimento dei familiari della giovane oppure ricorrere e difendersi in tribunale.