MICHELE PUSTERLA
Cronaca

Morto in Valmalenco, la famiglia di Mattia Mingarelli si oppone all'archiviazione

Il legale all'udienza davanti al Gip: "Quello non fu un incidente nel bosco"

Mattia Mingarelli

 Il gip Fabio Giorgi, sul fare proseguire o meno le indagini sulla morte di Mattia Mingarelli, 30enne di Albavilla (Como), trovato nei boschi della Valmalenco senza vita alla vigilia di Natale del 2018, si è riservato la decisione. Ci vorranno alcuni giorni. Il fascicolo, ereditato dal collega Pietro Della Pona da poco in pensione, è massiccio composto come è da 2567 pagine, più altre 44 di perizie d’ufficio, più tutta la nuova documentazione consegnata dagli avvocati Paolo Camporini di Como (noto alle cronache nazionali per la codifesa di Bossetti) e Stefania Amato di Brescia. Ieri a Sondrio si è tenuta l’udienza per l’opposizione della famiglia alla seconda richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. Si prospettano due strade, in base all’art. 408 e seguenti del Codice di procedura penale: l’archiviazione o la disposizione di nuove indagini sui tanti punti oscuri messi in luce dai legali ("Ne abbiamo indicati 25 meritevoli di approfondimento", hanno detto). Il gip potrebbe anche indicare agli inquirenti, in aula rappresentati dal pm Chiara Costagliola, di concentrare l’attenzione investigativa su una delle persone che compaiono nel poderoso fascicolo, a suo tempo aperto per omicidio volontario a carico di ignoti. Il gip Giorgi non potrebbe, invece, disporre la citazione coatta, in quanto nel fascicolo non c’è un solo indagato. "Il gestore del rifugio ai Barchi, Giorgio Del Zoppo, non è mai stato indagato - ribadisce il suo legale, Maurizio Carrara di Sondrio - e non ha nulla da temere perchè non ha fatto nulla di male a Mingarelli. E ha sempre offerto piena collaborazione a chi indagava. Si è trattato, probabilmente, di un decesso per infarto, come la posizione delle mani del ragazzo, sul petto, lasciano supporre". "Le conclusioni a cui è giunta la Procura non reggono assolutamente - spiega invece l’avvocato Paolo Camporini -. Non si è trattato di un incidente. E’ stato un evento traumatico esterno. Lo si deduce anche dalla conformazione dei luoghi in cui venne trovato il cadavere e dal suo stato, dal fatto che Mattia era lucido e si trovava in una zona boschiva pianeggiante e che ben conosceva. E poi quel tentativo vano di fare sparire le tracce di Mattia, l’allagamento di un box, la pulizia di fino del rifugio, la violazione dei sigilli. Vanno trovati i responsabili". "C’è, inoltre, la stranezza del corpo ritrovato a distanza di giorni dall’inizio delle serrate ricerche - ricorda l’avvocato Stefania Amato - non compatibile con la leggera nevicata, a giustificare che la presenza sia sfuggita ai soccorritori che hanno ispezionato quell’area. Nell’udienza i nostri interventi sono partiti da quanto aveva già capito il bravo dottor Della Pona che non archiviò, indicando in quali direzioni si sarebbe dovuto indagare. Non c’è necessità di un’altra autopsia. Tutti i prelievi sono ben conservati. E la vicenda è chiara. Abbiamo fiducia nel lavoro del giudice Giorgi".