
Sondrio, Iannotti denuncia l’esiguità dei fondi messi a disposizione
Legge sulla montagna? In molti esultano ma non il Partito democratico che definisce la legge "demagogica e populista". Ma ecco le reazioni dei dem. "Le risorse indicate, circa 200 milioni, sono assolutamente inadeguate rispetto ai reali bisogni: semplice fumo negli occhi. Con il governo Draghi erano previsti fondi ben più consistenti – dice l’onorevole Gian Antonio Girelli, deputato del Partito democratico, che commenta l’approvazione in Senato del disegno di legge sulla montagna, criticando l’entusiasmo della maggioranza -. Ma il vero problema è l’impianto stesso del ddl: un testo frammentario e privo di una strategia complessiva per affrontare le sfide strutturali dei territori montani. Si annunciano obiettivi altisonanti, ma mancano strumenti concreti per contrastare lo spopolamento, sostenere le attività economiche e garantire servizi adeguati". Un’occasione mancata. Sulla stessa linea il segretario provinciale del Pd di Sondrio, Michele Iannotti (foto). "Un vero tradimento nei confronti della montagna e, in particolare, della provincia di Sondrio – accusa -. Questa legge è un inganno per chi vive e lavora nelle nostre valli: non c’è alcuna volontà di risolvere i problemi reali del territorio. Si fa solo demagogia, ignorando le difficoltà quotidiane di chi abita in aree montane e deve affrontare costi più alti per servizi, trasporti, sanità e istruzione". Nel testo approvato – aggiunge - si "prevede, ad esempio, che medici e altro personale sanitario che scelgono di operare nei Comuni montani possano ottenere un credito d’imposta legato all’affitto o all’acquisto di casa fino a 2.500 euro all’anno. È un passo, ma drammaticamente modesto: è verosimile che un medico possa essere incentivato a venire in montagna per 2.500 euro all’anno? Queste detrazioni sono una goccia nell’oceano rispetto ai costi reali che comporta vivere in montagna. Pretendere che un credito d’imposta di poche migliaia di euro annui possa bastare significa fare propaganda e basta. Servirebbero incentivi molto più forti: percorsi di carriera credibili, stipendi compensativi adeguati, sistemazioni abitative e un livello di servizi che renda concretamente possibile e conveniente scegliere di lavorare in montagna". Grave secondo il Pd il tentativo di far passare la legge come una svolta per i territori alpini. "È un racconto che non regge davanti ai fatti – concludono Girelli, Silva Roggiani (segreteria regionale) e Iannotti -: mancano risorse certe, manca una visione di lungo periodo e soprattutto manca la volontà di affrontare in modo strutturale i problemi". F.D’E.