
Seggi aperti dalle 7 alle 23 domenica 8 giugno e dalle 7 alle 15 lunedì 9
Milano, 7 giugno 2025 – Sono 371.200 i cittadini non comunitari lombardi che potrebbero beneficiare della riforma referendaria sulla cittadinanza dell’8 e 9 giugno.
Referendum sulla cittadinanza
Il referendum riguarda cinque temi, quattro sul lavoro e uno sulla riforma di uno dei requisiti per poter richiedere la cittadinanza, ovvero la riduzione da 10 a 5 anni di residenza continuativi (come, per altro, accadeva prima della legge del 1992). Si tratta del tema certamente più divisivo, tanto che, proprio attorno al quinto quesito, si sono anche registrati episodi di vandalismo: a Brescia, giovedì, sono stati strappati manifesti regolarmente affissi negli spazi elettorali autorizzati per il referendum e sono stati coperti con manifesti abusivi, contenenti messaggi falsi, fuorvianti e di stampo razzista con slogan contro la “cittadinanza facile“.
E se vincesse il Sì?
L’eventuale vittoria del ‘sì’ (subordinata al raggiungimento del quorum) permetterebbe a persone extracomunitarie che risiedono continuativamente sul territorio italiano da 5 anni invece che da 10 di inoltrare la domanda per la cittadinanza (per gli europei il requisito è oggi di 4 anni). Restano fermi, però, tutti gli altri requisiti: attestazione della conoscenza dell’italiano, non aver condanne o procedimenti penali in corso e, soprattutto, serve un reddito stabile e congruo nell’ultimo triennio. Calcolare quanti sarebbero i beneficiari non è semplice, perché bisogna considerare chi, appunto, ha cinque anni di residenzialità continuativa.

La fotografia lombarda
I dati più recenti sulla presenza di persone con cittadinanza non italiana in Lombardia parlano di 1,2 milioni, per lo più tra Milano, Brescia e Bergamo. Nelle scuole lombarde, studiano 215mila minori con cittadinanza non italiana, di cui 74mila nel Milanese, quasi 31mila nel Bresciano, oltre 25mila nella Bergamasca. Quanti beneficerebbero dell’accorciamento dei tempi da 10 a 5 anni di residenza? Secondo la stima calcolata dal Centro Studi e Ricerche Idos in Lombardia, sarebbero 317.200 i potenziali beneficiari, praticamente 1 su 4; si tratta del 26% dei beneficiari di tutta Italia. Di questi, 79.600 sarebbero minori (il 28% del totale nazionale): rispetto a quanti sono presenti nelle scuole, quasi 1 su 3. Gli altri resterebbero esclusi soprattutto per motivi di reddito e di abitazione. Secondo il report di Fondazione Leone Moressa sull’economia dell’immigrazione 2024, in Lombardia il reddito medio di persone immigrate è di 18.480 euro, 10.830 euro in meno rispetto agli italiani. Le differenze maggiori si registrano a Bergamo (-14.990 euro), Monza e Lecco (-10mila).
Ecco i cinque quesiti

Cinque quesiti per abrogare o mantenere norme, o parti di esse, su lavoro (quattro quesiti) e cittadinanza. In Lombardia, la chiamata al referendum è destinata a circa 8 milioni di elettori che domenica 8 e lunedì 9 giugno potranno esprimersi con un ‘sì’ o con un ‘no’ su i seguenti temi. Il primo riguarda i licenziamenti illegittimi (scheda verde chiaro), ovvero eliminare la norma che disciplina i licenziamenti illegittimi secondo il sistema dei contratti a tutele crescenti introdotto dalla riforma del governo Renzi. La seconda scheda, quella di colore arancione, si riferisce invece al tetto massimo di indennità che spetta al lavoratore ingiustamente licenziato all’interno di una piccola impresa. Nella scheda grigia, invece, gli elettori sono chiamati a esprimersi sui contratti a termine fino a 12 mesi senza una causale; la scheda rossa riguarda la sicurezza sul lavoro con particolare con riferimento alla responsabilità di ditte appaltatrici o subappaltatrici.
Il quesito sulla cittadinanza, invece, sarà presente nella scheda gialla. La grande incognita resta il raggiungimento del quorum: perché i risultati siano validi, al referendumo deve votare il 50% più uno degli italiani.