MANUELA MARZIANI
Cronaca

Vidigulfo, polveriera magazzino Poste: licenziato un altro addetto, stavolta i Cobas lo scaricano

Il sindacato non si oppone al provvedimento contro il proprio iscritto, reo di aver afferrato per i capelli una collega mandandola all’ospedale. Secondo episodio in due giorni

Il magazzino di Poste Italiane di Vidigulfo

Il magazzino di Poste Italiane di Vidigulfo

Vidigulfo (Pavia), 23 maggio 2025 – Sarà licenziato il lavoratore che ieri mattina, all’interno del sito Poste Italiane Logistics Spa di Vidigulfo, ha afferrato per i capelli una collega, mandandola all’ospedale.

La società che gestisce il magazzino comunicherà a breve all’operatore la propria decisione, e i sindacati del Sì Cobas hanno annunciato che non si opporranno organizzando azioni di lotta. L’impegno è stato assunto formalmente ieri sera davanti al prefetto che aveva convocato le organizzazioni sindacali proprio per riportare la serenità all’interno del luogo di lavoro in cui anche un altro operatore, stando alla denuncia presentata da 100 colleghi, li avrebbe minacciati usando violenza sia fisica che verbale, spesso anche nei confronti di donne.

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Reazioni e conseguenze

Nel momento in cui è scattato il licenziamento del lavoratore, il Sì Cobas ha provato a difendere il proprio iscritto organizzando un picchetto e aprendo lo stato d’agitazione. Di fronte a questa presa di posizione, la società aveva reagito comunicando alle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto l’intenzione di far partire la cassa integrazione per tutti i 200 lavoratori.

“Il Sì Cobas deve assumersi tutte le responsabilità nei confronti degli oltre 200 operatori che dal mese prossimo percepiranno uno stipendio ridotto a causa dell’apertura della cassa integrazione – aveva detto il segretario organizzativo della Filt Cgil Vincenzo Agrillo - che oltre a gravare sulla collettività, non garantisce ai lavoratori il vivere serenamente e stabilmente”.

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Ritorno alla normale operatività

Il Sì Cobas ha preso le distanze dai due iscritti così sopra le righe. Di conseguenza nel magazzino, dove oggi si lavora regolarmente, dovrebbe essere tornata la serenità. “Speriamo – ha aggiunto Agrillo – perché un sito non può essere messo a repentaglio da due persone e tutti hanno il diritto di andare a lavorare senza rischiare di essere picchiati o insultati.”