Pavia – Tutti condannati a trent’anni di reclusione Antonio e Claudio Rondinelli e Carmela Calabrese, i tre imputati per l’omicidio del quarantacinquenne egiziano Ibrahim Mansour. La vittima era stata trovata carbonizzata nella sua auto alla frazione Morsella di Vigevano il 14 gennaio 2023, ma i rilievi avevano fatto scoprire che l’uomo era stato ucciso prima, a colpi di arma da fuoco, a Cassolnovo.
I tre condannati in primo grado sono parenti: Antonio Rondinelli, sessantacinque anni, è il padre di Claudio, quarant’anni, mentre Calabrese, cinquantasei anni, è moglie del primo e madre del secondo. I tre erano presenti in aula. Il pm Andrea Zanoncelli al termine della requisitoria durante la scorsa udienza aveva chiesto la condanna a trent’anni per i primi due, accusati di omicidio volontario, e a sedici anni per la terza, accusata di concorso in omicidio. Secondo l’accusa, il delitto sarebbe stato deciso in un incontro di famiglia organizzato dalla donna. Il movente, di natura economica: Mansour avrebbe fatto diverse richieste alla famiglia e avuto l’intenzione di chiedere l’affido della figlia avuta con una parente degli imputati, estranea al processo.
A gennaio era già stato condannato a 19 anni con rito abbreviato Massimo Rondinelli, figlio e fratello degli imputati, che aveva confessato il proprio ruolo nell’omicidio. Un ulteriore indagato, compagno di un’altra parente degli imputati, aveva richiesto di patteggiare un anno e otto mesi per occultamento di cadavere: la decisione dovrebbe essere presa a luglio. L’imputato ha testimoniato anche nel corso del procedimento, ricostruendo alcuni dettagli dell’omicidio che gli sarebbero stati riferiti dai coinvolti. Antonio e Claudio Rondinelli nel corso del dibattimento si sono invece dichiarati innocenti.
L’avvocato Francesca Quarto, che assiste Claudio Rondinelli, ha commentato: "Leggeremo le motivazioni e sicuramente faremo ricorso in Appello, affronteremo tutti i gradi di giudizio possibili. Il mio assistito è stato incriminato solo sulla base di testimonianze, si è sempre dichiarato innocente e ha anche reso spontanee dichiarazioni in udienza. Abbiamo affrontato con consapevolezza il processo in Corte d’Assise perché offre le maggiori garanzie possibili a qualsiasi imputato, che ha la possibilità di presentare tutte le prove a discolpa".