UMBERTO ZANICHELLI
Cronaca

Il delitto della “Morsella“. Ucciso e carbonizzato. La sentenza a fine giugno

Ieri in aula la deposizione di un carabiniere chiamato dagli imputati. Temevano la vittima facesse irruzione in casa loro. Poche ore dopo, l’omicidio.

Il delitto della “Morsella“. Ucciso e carbonizzato. La sentenza a fine giugno

Il delitto della “Morsella“. Ucciso e carbonizzato. La sentenza a fine giugno

Arriverà a fine giugno la sentenza del processo per l’omicidio di Mohammed Ibrahim Mansour, 44 anni, l’egiziano ucciso a colpi di arma da fuoco a gennaio dello scorso anno e il cui corpo è stato poi dato alle fiamme all’interno della sua auto qualche giorno più tardi nelle campagne al confine tra i territori di Vigevano e Gambolò. Ieri davanti alla Corte d’Assise di Pavia, presieduta dalla dottoressa Elena Stoppini, sono sfilati gli ultimi testi. Ma dalle loro deposizioni non è emerso nulla di sostanziale.

Ha deposto un carabiniere della stazione di Gambolò che ha raccontato che, nel tardo pomeriggio del giorno dell’omicidio, era intervenuto presso l’abitazione della famiglia Rondinelli per il quale sono imputati con l’accusa di omicidio volontario Antonio Rondinelli, 60 anni e il figlio Claudio, 40 anni. L’altro figlio, Massimo, che ha reso piena confessione, è già stato condannato dal Gup di Pavia a 19 anni di carcere. Il militare ha riferito che la chiamata era arrivata perché i Rondinelli temevano che Mansour potesse fare irruzione nella loro casa: l’uomo insisteva perché gli venisse intestato un immobile dei Rondinelli operazione che, hanno sempre sostenuto gli interessati, non poteva essere perfezionata perché non in regola con il catasto. Anche in quella circostanza Mansour avrebbe ribadito la volontà di ottenere l’affidamento della figlia avuta da Daniela, una delle figlie di Antonio Rondinelli. Un intervento, quello dei carabinieri, che si era risolto dopo una ventina di minuti.

Ma quella sera stessa, anzi, poco più di un’ora dopo, in un capannone fuori dall’abitato di Cassolnovo si era consumato l’omicidio. Mohamed Mansour era stato colpito da colpi di pistola e fucile e il corpo dato alle fiamme tre giorni dopo, all’interno della sua auto, abbandonata alla frazione Morsella di Vigevano al limitare con il territorio di Gambolò; un’area non scelta a caso. Quella infatti è una delle zone dello spaccio attorno a Vigevano e l’intento era proprio quello di depistare le indagini. Nel processo, con l’accusa di concorso in omicidio, è imputata anche la moglie di Antonio Rondinelli, Carmela Calabrese, 57 anni. Chiusa la fase dibattimentale la prossima udienza è fissata per il 17 giugno quando è in programma la discussione mentre la settimana successiva, il 24, è già stata fissata l’udienza per le repliche e la camera di consiglio.