Un’udienza senza colpi di scena quella che si è svolta ieri mattina davanti alla Corte d’Assise di Pavia per il processo che vede sul banco degli imputati Antonio Rondinelli, 60 anni, e suo figlio Claudio, 40 anni, che nella precedenza udienza avevano deposto, mentre la madre Carmela Calabrese, 57 anni, si era avvalsa della facoltà di non rispondere. L’altro figlio, Massimo, 35 anni, è già stato condannato con il rito abbreviato a 19 anni di reclusione, dopo aver ammesso il suo coinvolgimento nell’omicidio di Mohamed Ibrahim Mansour, 44 anni, egiziano, avvenuto l’11 gennaio dello scorso anno e ritrovato qualche giorno dopo carbonizzato all’interno di un’auto nelle campagne al confine tra Vigevano e Gambolò.
Ieri sono stati ascoltati alcuni testi della difesa il cui scopo sembrerebbe quello di delineare la personalità della vittima. Interessante la deposizione del proprietario della Mercedes che dopo molto tempo si era visto restituire l’auto stessa da Rondinelli e proprio qualche giorno dopo l’omicidio. Il teste ha riferito che il mezzo non presentava nulla di sospetto, così come confermato dai Ris che a bordo non avevano trovato residui di polvere da sparo che, secondo la tesi difensiva, avrebbero dovuto esserci. Un elemento questo sul quale la difesa sembra voler insistere.
La prossima udienza è fissata per il 27 maggio, mentre in quella del 17 giugno è prevista la discussione. Secondo l’accusa ad uccidere Mansour sarebbero stati Antonio, Claudio e Massimo Rondinelli con una pistola e due o tre fucili anche se sinora l’unico che ha ammesso di aver fatto fuoco è stato Massimo. Il corpo sarebbe stato nascosto e due giorni dopo, su idea di Luigi D’Alessandro, 38 anni, compagno di un’altra figlia dei Rondinelli, che ha chiesto il patteggiamento per occultamento di cadavere, era stato spostato in frazione Morsella, zona nota per lo spaccio, con l’intenzione di depistare le indagini, e dato alle fiamme. Il movente sarebbe legato a ragione economiche e legate alla volontà della vittima di ottenere l’affidamento della bambina avuta cinque anni prima dalla relazione con un’altra figlia di Rondinelli e l’omicidio sarebbe stato deciso dopo una riunione di famiglia voluta da Carmela Calabrese, che è imputata di concorso in omicidio volontario.
Umberto Zanichelli