
Massimo Adriatici (al centro) con i suoi avvocati difensori Luca Gastini e Gabriele Pipicelli
Pavia – La famiglia di Younes El Boussettaoui non accetta il risarcimento. Durante l’udienza preliminare che vede imputato Massimo Adriatici, 50 anni, ex assessore alla Sicurezza di Voghera accusato di omicidio volontario, la difesa ha depositato due assegni per complessivi 220 mila euro destinati ai familiari del marocchino di 39 anni ucciso la sera del 20 luglio 2021 in piazza Meardi da un colpo di pistola esploso dallo stesso Adriatici. La proposta è stata respinta.
“La famiglia non vuole semplicemente un risarcimento del danno”, ha sottolineato Debora Piazza, legale dei familiari insieme a Marco Romagnoli. “I familiari di Younes vogliono giustizia, e questo sin dall’inizio dell’indagine. Erano già stati depositati degli assegni mesi fa davanti a un notaio, e la famiglia non aveva accettato la proposta”.
L’avvocato Romagnoli ha precisato che “la somma proposta come risarcimento non restituisce l’esatto valore del danno che i familiari della vittima hanno subito. Se la famiglia dovrà essere risarcita, dovrà essere un giudice a stabilire quanto e come”.
Il caso ha conosciuto una svolta significativa il 6 novembre 2024, quando la giudice Valentina Nevoso ha chiesto alla Procura di Pavia di modificare il capo di imputazione, trasformando l’accusa da eccesso colposo di legittima difesa a omicidio volontario con dolo eventuale. Nella sua ordinanza, la giudice aveva elencato tutte le condotte di Adriatici che non giustificherebbero la legittima difesa, sostenendo che l’ex poliziotto “avrebbe potuto valutare meglio la situazione e sparare altrove, ad esempio alle gambe”.
Bahija, sorella di Younes, ha espresso soddisfazione per il cambio di imputazione: “Finalmente, per la morte di mio fratello, l’accusa è quella di omicidio volontario. Sarebbe dovuto essere così sin dall’inizio”.
Nel primo processo, il pubblico ministero Roberto Valli aveva formulato una richiesta di condanna a 3 anni e 6 mesi per eccesso colposo di legittima difesa, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione. Dopo la trasmissione degli atti, Valli ha rinunciato all’indagine, ora gestita direttamente dal procuratore Fabio Napoleone e dal procuratore aggiunto Stefano Civardi.