GABRIELE MORONI
Cronaca

Garlasco ricorda Chiara Poggi: messa in memoria 18 anni dopo. “Quella ragazza ha avuto giustizia?”

Cerimonia in memoria della 26enne tra commozione e dubbi dei presenti. I genitori: “Restiamo in silenzio ma è dura”. Intanto prosegue la nuova inchiesta

Chiara Poggi in una foto senza data

Chiara Poggi in una foto senza data

Garlasco (Pavia), 14 agosto 2025 – Sono commossi. Riescono a sorridere. Hanno ricevuto un abbraccio sincero, affettuoso quanto discreto al termine delle messa. Diciotto anni dopo. Diciotto anni da quel terribile lunedì 13 agosto, l’ultimo giorno del viaggio nella vita di Chiara Poggi, troncato nel breve volgere di ventisei anni.

Rita Preda e Giuseppe Poggi, genitori di Chiara, prima della cerimonia a Garlasco
Rita Preda e Giuseppe Poggi, genitori di Chiara, prima della cerimonia a Garlasco

“Quanta gente che ci vuole bene”, dice papà Giuseppe, dopo tanto affetto. La moratoria ferragostana non ha spopolato Garlasco. Il tempo non ha rimosso il ricordo di Chiara. Poco alla volta la chiesa parrocchiale intitolata alla Beata Vergine Assunta si è riempita.

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“Non ci hanno dimenticati”, sussurra la madre, Rita Preda, il volto leggermente smagrito, camicetta blu, pantalone fantasia. “Ogni tanto - dice Giuseppe Poggi ai cronisti - decidiamo di stare in silenzio, anche se a volte...”. Si interrompe e compie un gesto più eloquente di mille parole, per dire che sì, a volte, è proprio difficile trattenersi.

L’abbraccio a Rita Preda al termine della messa in onore della figlia
L’abbraccio a Rita Preda al termine della messa in onore della figlia

La messa per la “Def. Chiara”, come riportato sul bollettino affisso sul portone della chiesa, è fissata per le sei del pomeriggio. l genitori si presentano con un quarto d’ora d’anticipo. Rita riserva un accenno di sorriso alla pattuglietta dei giornalisti, fotografi, operatori televisivi. Non c’è assalto, solo rispetto. Manca Marco, il figlio minore, che oggi vive e lavora a Mestre. I Poggi vanno a sedersi a metà della chiesa. La gente inizia ad affluire.

Un’anziana signora scuote la testa imbiancata. “Diciotto anni fa ero qui, al funerale di Chiara. Continuo a chiedermi se quella povera ragazza ha avuto giustizia o se invece deve ancora aspettare”. “Giorni fa - si unisce un pensionato, t-shirt e pantaloni pinocchietto - ero al mare. In albergo, appena hanno saputo che ero di Garlasco, mi hanno chiesto dell’omicidio e di come andava la nuova inchiesta”. Destino gramo che accomuna Garlasco a Novi Ligure, Cogne, Erba.

Pavia, la messa di suffragio per Chiara Poggi
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Davanti all’altare un cesto di rose candide come quelle che ricoprivano la bara di Chiara. “Celebriamo - dice don Mauro Bertoglio, il parroco - questa Eucaristia nel nome della nostra sorella Chiara Poggi nel diciottesimo anniversario della sua morte”. Il Libro del Deuteronomio. Il Vangelo di Matteo. Non c’è omelia. Il nome di chi non c’è più viene evocato da don Mauro altre due volte.

“Insieme alla famiglia affidiamo la nostra sorella Chiara al Signore perché le doni la pace eterna. Ricordati, Signore, dei nostri fratelli che si sono addormentati nella speranza della Resurrezione e in modo particolare della nostra sorella Chiara”.

Mamma Rita si avvicina all’altare per la comunione. La messa è terminata. È il momento dell’abbraccio. Ci sono anche la madre e la sorella di Paolo Reale, consulente informatico della famiglia Poggi, parte civile nel procedimento a carico di Alberto Stasi. Rita e Giuseppe si allontanano. Li attende la fine di una giornata forse più lunga di altre, iniziata come ogni mattina nel piccolo cimitero di Pieve Albignola.

I funerali

Diciotto anni dopo. Come un ritorno a un passato che pare non essere mai trascorso. Era un sabato di agosto. Chiara Poggi se n’era andata da cinque giorni. Si celebravano i suoi funerali. La chiesa era gremita da duemila persone.

Tanti occhi puntati su Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara, il ragazzo che compariva come “il carissimo Alberto” nei manifesti funebri che tappezzavano le cantonate di Garlasco. Dal pulpito la telecamera dei carabinieri riprendeva. Il parroco era don Giorgio Amiotti. “Non devono più succedere - era stato il suo monito - cose del genere. Il bene vincerà, dobbiamo crederci. Non c’è misericordia senza verità”.