
"Papà, sono nei guai. Mi si è rotto anche il telefonino, mi devi mandare dei soldi". Una accorata richiesta di...
"Papà, sono nei guai. Mi si è rotto anche il telefonino, mi devi mandare dei soldi". Una accorata richiesta di aiuto da parte della figlia a cui ovviamente non ha potuto sfuggire un pensionato monzese, indotto a inviare un bonifico istantaneo di 3.400 euro all’iban che gli era stato fornito. A ricevere il denaro sarebbe stato un insospettabile ventenne trentino, per cui ora la Procura di Monza ha chiuso le indagini con l’accusa di truffa. Il raggiro sarebbe stato commesso con messaggi WhatsApp. E proprio dalle verifiche incrociate degli intestatari delle schede telefoniche è emerso il nome del ventenne residente a Trento, che mai in precedenza ha avuto problemi con la giustizia. Secondo l’accusa il giovane avrebbe mandato i WhatsApp alla vittima, fingendo di essere la figlia dell’uomo. Il pensionato, spaventato, non ha verificato se davvero a scrivere i messaggi fosse la ragazza. Non avrebbe neppure provato a chiamarla sul numero del cellulare personale per sentire dalla sua voce altri particolari su quello che le era accaduto.
L’anziano non ci ha pensato due volte e ha fatto partire il bonifico. Soltanto dopo alcune ore, quando l’uomo è stato contattato dalla figlia, il pensionato si è reso conto di essere finito in un raggiro. Ma ormai i soldi erano stati addebitati dal suo conto corrente. Secondo gli inquirenti, il ventenne di Trento avrebbe messo in atto la truffa attraverso l’uso di una sim intestata a uno straniero non reperibile e con i soldi fatti accreditare su un iban che sarebbe a lui riconducibile. Ma il giovane nega le accuse.
S.T.