
Massimo Donati quand’era sindaco di Seveso con il cardinale Tettamanzi
Seveso (Monza e Brianza) 30 giugno 2025 – “Vado in pensione dal servizio sanitario nazionale dopo averne vissuto la parabola fin dalla sua nascita. Ho iniziato la mia attività di medico di famiglia proprio il fatidico 1 gennaio 1980, giorno in cui veniva attivata la legge 833 che creava il nuovo sistema accorpando tutti gli ospedali e le mutue esistenti. Ho vissuto le emozioni e gli entusiasmi degli inizi, la voglia di costruire il nuovo, di far crescere la professionalità e i servizi di una nuova medicina fortemente radicata in quel territorio in cui doveva porre le sue radici”.
Massimo Donati, già sindaco di Seveso e medico del dopo diossina, va in pensione non senza togliersi qualche sassolino dalle scarpe. “Dopo 45 anni lascio amareggiato, stanco, impaludato in una burocrazia sterile e aggressiva, senza avere un sostituto cui affidare i pazienti che negli anni mi hanno regalato la loro fiducia e, spesso, l’amicizia. Nessun medico ha risposto al bando pubblico per coprire uno dei 7 posti che in Seveso si sono liberati negli ultimi anni. Eppure quando nel 1979 avevo sfogliato quello stesso bando e visto Seveso nelle zone carenti, spostai subito lì la residenza per aumentare il punteggio e avere maggiori probabilità di ottenere quel posto. Era la Seveso che gestiva il post inquinamento della nube tossica del 1976 ed io, nato e vissuto in Alto Adige, fresco di laurea a Padova, mi trasferivo con una giovane moglie psicologa in attesa della prima figlia, circondato dal refrain “ma chi te lo fa fare“”. Quindi il trasloco: “Guardie mediche, medicina scolastica, internati in ospedale mi davano le risorse per mantenere aperto quello studio su cui avevo puntato il mio futuro”. E i sevesini lo accolsero con affetto e stima. Nel giro di pochi anni raggiunse i 1500 pazienti, il massimo permesso.
Continua il dottor Donati: “Noi medici di famiglia “puri“ pensammo fosse giunto il momento di aggregarci per fornire servizi sempre più accurati ai nostri pazienti: nacque nel 1986, in via Longoni, la seconda Medicina di Gruppo della Lombardia, quella dove fino ad oggi opero. Tutte le spese, personale compreso erano a nostro carico. Grazie all’apertura durante tutta la giornata, il personale di segreteria e le prime prestazioni diagnostiche offerte, il nostro centro diventò un punto di riferimento per la popolazione”.
Nel 1989 partecipò alle elezioni comunali nelle liste del partito socialista, venne eletto e fu vicesindaco con deleghe ai servizi sociali e all’ecologia. É di quel periodo il centro socioeducativo, il centro polifunzionale per la nascente Associazione anziani e Seveso entra come membro di diritto nella Fondazione Lombardia per l’ambiente.
Continua Donati: “Abbiamo nel tempo investito nell’acquisto dei nostri locali, ospitando specialisti e aumentando la capacità diagnostica dello studio. Negli anni 2004-2008 abbiamo partecipato a due sperimentazioni regionali IReR che confermarono l’utilità di questa impostazione, ma i giochi erano già decisi, l’accreditamento doveva essere estraneo alla medicina generale. Questa scelta di tarpare le ali a uno sviluppo guidato dai medici di famiglia riducendo il loro ruolo a semplici attori non protagonisti, burocrati che devono far sempre riferimento a specialisti esterni, segna la svolta che porta al declino del medico di medicina generale”.
In questo quadro di delusione si inserisce l’esperienza come sindaco nel 2008, eletto come rappresentante del Popolo della Libertà per portare avanti l’istanza di interramento ferroviario a Seveso: “Mi sono scontrato con la realtà di una crisi economica legata alle vicende dei crolli finanziari internazionali e a cascata anche del mondo sevesino. Anche la sanità, con tagli a ripetizione, poi l’epidemia di Covid”.
“Giunto ai 70 anni, nella prospettiva di dover abbandonare i miei pazienti nel nulla, ho provato a proseguire l’attività per altri due anni, rinunciando alla pensione – conclude –. Ma a nulla è valso, la situazione non è minimamente migliorata, anzi. La mia parabola professionale va a concludersi insieme a quella del mio studio, ormai avviato verso una decadenza inarrestabile nell’ambito della medicina pubblica”.