Femminicidio a Seregno, la difesa: perizia psichiatrica per Frihi

Per l'avvocato l’uomo che ha ucciso a coltellate la ex moglie in auto, davanti agli occhi del loro figlio di 5 anni ha avuto un momento di follia

Fjoralba Nonai è stata uccisa in strada con diverse coltellate dall'ex marito

Fjoralba Nonai è stata uccisa in strada con diverse coltellate dall'ex marito

Seregno, 3 luglio 2018 - Una perizia psichiatrica per l’uomo che ha ucciso a coltellate la ex moglie in auto, davanti agli occhi del loro figlio di 5 anni. Ha intenzione di disporla l’avvocato Massimo Bertolini di Milano, difensore di Bouchaib Frihi, il marocchino di 35 anni che il 30 maggio scorso ha ammazzato, sferrandole numerosi fendenti con un coltello da cucina al torace, Fjoralba Nonaj, la moglie albanese di 34 anni da cui stava divorziando. La difesa dell’indagato di omicidio volontario premeditato vuole andare a fondo sulle ragioni del delitto alla luce delle parole pronunciate dal 35enne che, subito dopo essersi accanito sulla ex compagna e madre di suo figlio, si è costituito ai carabinieri di Seregno confessando di avere appena ammazzato la moglie. «È come se mi fosse calato un muro davanti e mi sono svegliato solo quando ho sentito piangere il bambino», ha detto Bouchaib Frihi al giudice delle indagini preliminari Cristina Di Censo quando l’ha interrogato in carcere per la convalida dell’arresto.

Il marocchino sostiene di ricordarsi solo il prima e il dopo, con il buio in mezzo, della furia omicida che lo ha spinto ad uccidere la ex moglie. A Bouchaib il pm Michele Trianni, titolare delle indagini, ha contestato anche l’accusa di maltrattamenti in famiglia, sulla base di alcune denunce reciproche presentate dagli ex coniugi prima del tragico epilogo. L’avvocato Bertolini conferma che i rapporti tra Bouchaib e Fjoralba erano diventati "molto tesi" dopo il loro divorzio. Diverse le denunce presentate per maltrattamenti dalla donna nei confronti dell’ex marito, ma anche presentate dall’uomo, secondo cui la ex frequentava "compagnie vivaci" da cui lui stesso "si è sentito minacciato". Il marocchino  puntava anche il dito contro presunti "comportamenti scorretti della donna, commessi anche davanti al loro bambino". Secondo il difensore dell’indagato, il 35enne, che davanti al giudice ha confermato la confessione già fatta ai carabinieri, da cui si è subito recato «tenendo un comportamento corretto, a cui si aggiunge il fatto di essere incensurato, è sconvolto, sostiene di avere perso il lume della ragione, anche se si è dimostrato lucido e ben orientato all’interrogatorio, anche però grazie alle cure che gli sono state subito prestate all’arrivo in carcere».