Seregno, assolto dall'accusa di corruzione il comandante della polizia stradale di Seregno

Gabriele Fersini era imputato con tre imprenditori per avere sponsorizzato la partecipazione ai campionati di go kart del figlio del pubblico ufficiale

L'ex comandante della polizia stradale Gabriele Fersini

L'ex comandante della polizia stradale Gabriele Fersini

Seregno - La giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Silvia Pansini ha assolto dall'accusa di corruzione il comandante della polizia stradale di Seregno Gabriele Fersini e tre imprenditori, Emilio Giussani, Ivano Santambrogio e Salvatore Rombolà. Nel processo con il rito abbreviato i pm monzesi Salvatore Bellomo e Michela Versini avevano chiesto per loro la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione.

Secondo l'accusa, gli imprenditori brianzoli, attivi nel settore edile o della lavorazione e trasporto di materiali estrattivi, avevano sponsorizzato la partecipazione ai campionati di go kart del figlio del pubblico ufficiale al fine di eliminare o comunque ridurre nettamente i controlli stradali a rischio di sanzioni amministrative. Accuse negate dagli imputati, che puntavano all'assoluzione facendo leva sul fatto che il Tribunale del Riesame di Milano aveva subito annullato per mancanza di gravi indizi di colpevolezza le ordinanze cautelari nei confronti dei tre imprenditori.

Sempre per corruzione nella stessa inchiesta hanno patteggiato 2 anni con la pena sospesa il poliziotto della stradale Alessandro Masella e l'avvocata Angela Mazzocchi per l'accusa di procacciare alla legale soggetti intenzionati a proporre ricorso alle sanzioni elevate dal loro stesso ufficio per guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe in cambio di una percentuale della parcella.

Rinviati a giudizio infine il poliziotto Pasquale Ponticelli e l'imprenditore Salvatore Prestifilippo, a loro volta imputati per corruzione per presunti invii da parte dell'agente della stradale al titolare dell'autofficina di automobilisti fermati per mancata revisione della vettura e il poliziotto anche di avere fatto ricerche private sui database dell'ufficio. Circostanze ritenute non veritiere dagli accusati, che hanno quindi scelto il dibattimento fissato al Tribunale di Monza a gennaio.