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La versione di Luca Guerrini dopo l’agguato armato a Milano: “Non volevano spararmi, è uno scambio di persona”

L’ultrà della Curva Sud del Milan è stato aggredito a colpi pistola: tre colpi, nessuno l’ha raggiunto. Il commando era formato da due individui vestiti di scuro con casco integrale

Luca Guerrini (al centro) e i colpi di pistola esplosi contro la sua auto

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Milano – Uno scambio di persona, non volevano sparare a lui. È questa la versione resa da Luca Guerrini, l’ultrà della Curva Sud del Milan che venerdì 9 maggio all’ora di pranzo è stato bersaglio di agguato a mano armata in piena regola mentre era in auto bloccato nel traffico di via degli Imbriani a Milano.

L’episodio, tuttavia, ha tutti gli elementi di un regolamento di conti. Guerrini, già noto alle forze dell'ordine per reati da stadio, stava guidando un’Audi Q3 quando è stato affiancato dai due misteriosi aggressori che hanno esploso tre colpi con una scacciacani modificata calibro 9: due si sono conficcati nella sua auto, mentre un terzo è rimasto in canna perché l’arma si è inceppata.

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Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti della Squadra Mobile, coordinati dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia Paolo Storari, Sara Ombra e Leonardo Lesti, i due assalitori avrebbero seguito la vittima per un tratto significativo prima di passare all’azione. Il giovane, sentito negli uffici della Questura, ha dichiarato di aver lasciato il negozio per andare a pranzo quando ha notato la moto che lo tallonava.

Al momento dell’agguato, Guerrini ha raccontato di essersi buttato dal lato passeggero dopo aver sentito il primo sparo, seguito da una seconda detonazione. Successivamente, è fuggito a piedi nascondendosi nelle vicinanze. È tornato sul posto solo dopo essere stato contattato dalla madre, intestataria del leasing del Suv, che a sua volta era stata avvisata dalle forze dell’ordine.

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Ora gli inquirenti stanno vagliando con attenzione la versione dello scambio di persona fornita da Guerrini, mentre procedono con le indagini per tentato omicidio. Gli investigatori stanno analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona per ricostruire il percorso della moto prima e dopo l’attacco, oltre ad ascoltare i testimoni presenti sul luogo. Al momento, il movente dell’agguato rimane avvolto nel mistero, con Guerrini che dichiara di non saperne spiegare le ragioni.

L’episodio potrebbe inserirsi nelle dinamiche del tifo organizzato milanese o in questioni legate ad altre attività del giovane. Ciò che è certo è che la dinamica dell'agguato, con i due aggressori vestiti completamente di scuro e con caschi integrali, suggerisce un’azione pianificata con cura, forse da professionisti, ma con un’esecuzione che, solo per pura fortuna, non ha causato vittime.