STEFANIA TOTARO
Cronaca

Processo per revenge porn. Il pm vuole il minimo della pena: "I reati sono quasi prescritti"

Usmate Velate, il procedimento penale va avanti da sette anni: alla sbarra tre uomini e una donna. L’avvocata della vittima 48enne punta al risarcimento dei danni. La sentenza a settembre.

Usmate Velate, il procedimento penale va avanti da sette anni: alla sbarra tre uomini e una donna. L’avvocata della vittima 48enne punta al risarcimento dei danni. La sentenza a settembre.

Usmate Velate, il procedimento penale va avanti da sette anni: alla sbarra tre uomini e una donna. L’avvocata della vittima 48enne punta al risarcimento dei danni. La sentenza a settembre.

Una lettera anonima scritta al pc e recapitata ai condomini in cui si diceva che l’inquilina riceveva uomini stranieri in casa, anche minorenni, che pagava per prestazioni sessuali. Nella busta c’era una pen drive con un video a luci rosse, finito anche su Facebook, che riprendeva un rapporto sessuale dove si riconosceva la parte offesa con alcuni uomini che invece avevano il volto coperto da personaggi dei cartoni animati. Un caso di revenge porn che risale al 2018 denunciato da una 48enne per cui ora la pubblica accusa ha chiesto per gli imputati di diffamazione, atti persecutori e reati informatici il "minimo della pena" perché ormai i reati "sono prossimi alla prescrizione". Ma l’avvocata Elena Franzoni che rappresenta la donna come parte civile ha puntato il dito sul procedimento penale durato sette anni, che si sarebbe trasformato per la vittima in una "seconda vittimizzazione", e ha chiesto un risarcimento dei danni. Il pm ha anche chiesto l’assoluzione degli imputati per l’accusa di estorsione. Alla sbarra tre uomini e una donna che, secondo le accuse inizialmente mosse dalla Procura, avrebbero chiesto soldi alla donna per non rovinarle la reputazione.

La vittima, stando alla sua denuncia, aveva avuto una relazione con uno degli imputati, un 48enne di Trezzo. "Ho fatto tutto perché l’amavo. Ho persino ospitato in casa quello che lui mi aveva detto che era suo cugino e non sapeva dove andare a dormire e invece poi ho scoperto che era il suo compagno", ha sostenuto la 48enne. Per il video hard, secondo l’accusa, entrano in gioco i due complici, un 26enne di Cornate e un 37enne siciliano, nel ruolo di attori. Anche questi ultimi sono imputati insieme al primo, che in questa vicenda rivestiva il ruolo di regista, mentre la quarta imputata è una donna 33enne che avrebbe aiutato gli altri tre nell’attuazione del piano. Dal momento in cui realizzano il filmato, gli uomini chiedono alla donna soldi. Piccole somme, come quelle sempre da lei messe a disposizione. Dopo averla bersagliata di messaggi volgari tramite WhatsApp, gli imputati avrebbero alzato il tiro. La donna imputata sarebbe riuscita a entrare nel profilo Facebook della presunta vittima, dal quale ha inviato il video a luci rosse a tutti i suoi contatti. Una situazione capace di ridurre la bersagliata in uno stato di profonda frustrazione e disagio personale. La difesa degli imputati nega le accuse, sostenendo che la denuncia è frutto della gelosia e del tradimento per avere scoperto che l’uomo che amava aveva un compagno. Si torna in aula a settembre per la sentenza.