DARIO CRIPPA
Cronaca

L'incredibile storia del pappagallo Gino: scomparso nel nulla 7 anni fa, ora è tornato a casa

Si tratta di un raro esemplare di pappagallo cenerino (specie in via d’estinzione): una vicenda rocambolesca che è terminata con un lieto fine

Il pappagallo Gino

Il pappagallo Gino

Monza – Parlare, parlava, come è tipico della sua razza di pappagalli, una delle più intelligenti. Anche se non si sa se al momento decisivo abbia pronunciato il nome del suo padrone, che lo cercava da vent’anni. Ma di certo ha pronunciato il proprio, “Gino”. Davvero incredibile il ritrovamento effettuato dai carabinieri del Nucleo forestale di Milano. Che tra i tanti ritrovamenti di animali che quotidianamente avvengono tra le province di Milano e di Monza, raccontano oggi quello del pappagallo cenerino Gino, in una vicenda che ha veramente dell’incredibile e per sua fortuna e nonostante le sue disavventure è terminata con un lieto fine.

Il ritrovamento a Villasanta

L’ultima parte di questa vicenda comincia alla fine di marzo, quando i volontari ENPA della Provincia di Monza vengono contattati da un privato cittadino che comunica il ritrovamento di un esemplare di pappagallo cenerino a coda rossa. Nella zona di Villasanta, in mezzo ai cavalli, dalle parti del Cim, il centro ippico. Si tratta di un animale esotico, abbastanza raro, e che dato che è originario dell’Africa non appartiene affatto all’avifauna del nostro territorio, dove se ben tenuto può raggiungere i sessant’anni di età. Ma che altrimenti non ha molte possibilità di sopravvivere alle nostre temperature invernali, e quindi molto probabilmente era detenuto presso qualche abitazione dalla quale era fuggito.

E quando i volontari lo trovano, è tutto spiumato, il collo soprattutto, per una condizione di stress dovuta appunto alle sue ultime traversie. Gino però per sua fortuna aveva ancora l’anello di marcaggio che gli era stato messo al momento della nascita. Dal codice “parlante” riportato sull’anello, militari del Nucleo CITES di Milano, un nucleo specializzato che si occupa del controllo del commercio illegale di specie protette, riescono così a risalire all’allevamento dove era nato nel lontano 2004.

Ricongiungimento con il padrone

Considerato che il pappagallo cenerino è specie in via di estinzione, tutelato dalla Convenzione CITES, l’allevatore di Gino era obbligato a suo tempo a fare denuncia di nascita e a registrare la vendita dell’animale su un apposito registro. Dalla consultazione del registro, che l’allevatore ancora conservava nonostante fossero passati più di 20 anni, è stato possibile così risalire alla sua vendita, effettuata nel 2005. Chi lo aveva allora acquistato, il signor Sergio, è stato quindi contattato dai militari ai quali, con suo grande stupore, ha confermato che Gino era proprio suo ma che era scappato dalla sua abitazione addirittura nel 2018 e che nonostante avesse fatto denuncia del suo smarrimento, l’animale non era mai stato ritrovato.

E si è riusciti a ricostruire la sua tortuosa vicenda: dopo la fuga dalla casa del suo vecchio padrone, era stato accolto da un’anziana signora, che lo aveva tenuto per alcuni anni. Poi, poco prima di morire, lo aveva regalato a un ragazzo straniero, che a sua volta lo aveva tenuto per un paio di anni. In buone condizioni, in un’ampia voliera, senza sapere che avrebbe dovuto però denunciarne la presenza. L’ultimo tassello è stato quindi il ritorno a casa dal suo proprietario originale.

Un lieto fine

Solo immaginabile lo stupore e la felicità quando al proprietario, il signor Sergio, è stato comunicato che Gino era vivo e in buona salute e che era temporaneamente detenuto presso il centro ENPA di Monza in attesa di ritrovare la sua vera “casa”. Il proprietario ha da subito espresso il desiderio di riavere Gino con sé e dopo le verifiche sullo stato di salute dell’animale e sulla documentazione CITES, il pappagallo ha finalmente “riabbracciato”, metaforicamente parlando, il suo padrone Sergio. Cosa gli abbia detto, è avvolto dal mistero.

Il pappagallo cenerino è una specie in via di estinzione e per questo protetto dalla Convenzione CITES, la Convenzione internazionale siglata a Washington nel 1975, che regolamenta il commercio delle specie a rischio estinzione. La detenzione di questi animali oggi è giustificata solo da documenti che ne attestino la legale origine, come la denuncia di nascita oppure il certificato CITES che viene emesso dai Nuclei Carabinieri CITES dopo la verifica della nascita in cattività di questi esemplari. “Sconsigliamo alle persone di prendere questi esemplari, gli animali esotici che non appartengono a questo territorio rischiano solo di soffrire” commenta Giorgio Riva, presidente monzese dell’ENPA.