S.T.
Cronaca

Uccise la cognata Giovanna Chinnici sul pianerottolo: guerra di perizie su Giuseppe Caputo

Delitto di Nova Milanese, infierì con 13 coltellate sulla donna di 63 anni. Mercoledì la Corte d’Assise sentirà i consulenti

Giovanna Chinnici, uccisa a Nova

Giovanna Chinnici, uccisa a Nova

Nova Milanese (Monza e Brianza) – Guerra di consulenze psichiatriche mercoledi alla ripresa del processo davanti alla Corte di Assise di Monza per Giuseppe Caputo, il 62enne che lo scorso ottobre ha ucciso con 13 coltellate la cognata 63enne Giovanna Chinnici sul pianerottolo di casa a Nova MilaneseL’uomo, imputato di omicidio volontario e tentato omicidio premeditati, ha prima aggredito la nipote che aveva appena parcheggiato l’auto sotto casa, brandendo un coltello a serramanico e ferendola lievemente e poi ha infierito con i fendenti sulla cognata intervenuta in difesa della figlia, uccidendola.

Il marito e i due figli di Giovanna insieme ad una delle due sorelle con il cognato, si sono costituiti parti civili al dibattimento con gli avvocati Fabrizio Negrini e Corinne Buzzi. Giuseppe Caputo si trova nella struttura psichiatrica giudiziaria di Castiglione delle Stiviere perché la consulenza disposta dalla pm monzese Sara Mantovani ha concluso per la totale incapacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio, commesso in una fase acuta della sua patologia: paranoia selettiva.

Per gli esperti psichiatrici, Giuseppe Caputo è un uomo lucido, con cui si può parlare di tutto, ma che inizia ad ingigantire racconti e circostanze se il discorso cade sui rapporti con i parenti che abitano nella stessa palazzina in via Magellano, le tre sorelle e la mamma quasi centenaria rimasta vedova recentemente defunta. Una serie di dissapori che avevano portato a piccoli processi e ora all’accusa di atti persecutori per Caputo e la moglie, allontanata dalla casa familiare. Ma i difensori di parte civile hanno a loro volta affidato ad un esperto una consulenza sulle condizioni psichiatriche dell’imputato, che ha concluso per la necessità di “maggiori approfondimenti”.

Da qui la richiesta di una nuova perizia su un’eventuale capacità mentale quantomeno parziale. La Corte di Assise, presieduta dalla giudice Stefania Donadeo, affiancata dal collega Gianluca Polastri, ha deciso di sentire prima i due consulenti nell’udienza fissata per il 7 maggio. Si oppone invece ad altri accertamenti il difensore dell’imputato, l’avvocato Francesco Fontana, secondo cui la pesante patologia psichiatrica dell’uomo fa cadere anche l’aggravante della premeditazione contestata dalla Procura. “La mia vita e quella della mia famiglia erano diventate un inferno e mia moglie, che si è ammalata a causa dell’aria fredda che gelava il nostro appartamento per l’impianto di condizionamento installato dagli altri, ora è in pericolo”, ha sostenuto Giuseppe Caputo dopo l’arresto.